Compie 33 anni Maria Sharapova, regina del tennis femminile, capace di diventarne il simbolo mondiale non solo grazie a un talento e a un’aggressività senza pari in campo, ma anche grazie alla sua statuaria bellezza che l’hanno resa un’icona glamour. Non è un caso che l’annuncio ufficiale dello stop definitivo, forzato anche dai problemi mai completamente superati alla spalla destra, sia arrivato con un’intervista a un giornale che si occupa prevalentemente di moda e costume, non di sport, come ‘Vanity Fair’. ‘Masha’, però, resta nella memoria degli appassionati grazie una carriera formidabile, limitata soprattutto nel finale dai problemi fisici.
Nata a Nyagan il 19 aprile 1987, ma trasferitasi con i genitori a Sochi quando aveva 3 anni, Maria si appassiona prestissimo al tennis. Orgoglio di papà Yuri, già a 6 anni mostra un accenno di quelle capacità che la renderanno famosa, tanto che la ex campionessa Martina Navratilova suggerisce alla famiglia di farla allenare negli Usa. Nel Paese a stelle e strisce Maria non tradisce le aspettative, e ci mette pochi anni ad emergere ad alti livelli.
Nel 2003 vince il Japan Open e il torneo di Quebec City, nel 2004 prima scalda i motori vincendo a Birmingham e poi conquista, tra la sorpresa generale, il suo primo Slam in carriera, a Wimbledon, battendo Serena Williams 6-1, 6-4. A 17 anni è la seconda più giovane campionessa dell’era Open in Inghilterra, dopo Martina Hingis.
Oltre alle vittorie arrivano anche le prime sirene dei media: il fisico longilineo, i capelli biondi e gli occhi azzurri lasciano presagire una ‘doppia carriera’ da tennista e modella, un po’ come era accaduto, qualche anno prima, per la connazionale Anna Kournikova, bellissima seppur non proprio famosa per le sue vittorie (zero titoli Wta in carriera). A differenza della compagna di Enrique Iglesias, però, la Sharapova è protagonista di un’ascesa inarrestabile, anche se al dominio sul veloce non corrisponde un adeguato adattamento alla terra rossa.
Nonostante ciò, nel 2005, conquista brevemente la vetta della classifica Wta grazie alla semifinale raggiunta ancora a Wimbledon, e fino alla stagione successiva resta costantemente fra le top 5. La sua carriera ‘parallela’ la porta a diventare testimonial di marchi di ogni tipo: in poco tempo diventa un’icona di bellezza, ma è sul campo che si prende le soddisfazioni più grandi.
Nel 2006 arriva il suo secondo Slam, con la vittoria agli Us Open in finale contro Justine Henin. Il successo pare un trampolino di lancio per ulteriori conquiste, ma nel 2007 arrivano i primi guai fisici: un problema alla spalla destra, nello specifico, costringe la Sharapova a saltare intere settimane. Vince gli Australian Open nel 2008, ma poi la spalla torna a far male. A Wimbledon viene eliminata al secondo turno, e prima dei Giochi Olimpici di Pechino annuncia una lunga pausa per curarsi con un’operazione che la terrà fuori per nove mesi.
Prima di rientrare decide di dedicarsi allo studio della tattica sulle superfici più lente e i risultati si vedono eccome: nel 2010 vince a Strasburgo per la prima volta sulla terra rossa, nel 2011 porta a casa gli Internazionali d’Italia a Roma e chiude la stagione rientrando definitivamente tra le prime 5 al mondo. Nel 2012, nonostante i soli 25 anni, è ormai una veterana del circuito. Sulla terra rossa è la sua stagione migliore: vince a Stoccarda, si ripete a Roma, finalmente conquista lo slam che le mancava, il Roland Garros. La sua ‘vittima’ è l’azzurra Sara Errani, che si arrende 6-3, 6-2. Grazie al torneo parigino torna numero 1 al mondo e diventa la decima tennista della storia a conquistare il ‘Career Grand Slam’.
I problemi alla spalla, però, si ripresentano come una maledetta ombra sulla sua carriera: vince a Indian Wells e a Stoccarda, ma delude negli Slam e decide di chiudere anzitempo la stagione, saltando gli Us Open e i tornei di fine anno. Tra il 2014 e il 2015 arriva la seconda vittoria agli Open di Francia (unico Slam vinto più di una volta), ma nel 2016 la sua carriera viene scossa da una clamorosa notizia. La Itf la squalifica per doping, causa positività al Meldonium, per due anni. Maria riuscirà a farsi ridurre la squalifica a 15 mesi dimostrando di aver assunto la sostanza in buona fede per una storia familiare di diabete, nonostante il Meldonium fosse stato vietato dalla federazione proprio a partire da gennaio 2016.
Torna in campo nel 2017, ma la ruggine per la lunga assenza e i soliti problemi fisici la limitano fortemente. Riuscirà comunque a vincere il suo ultimo torneo, a Tianjin, poi sarà una lunga passerella fino allo stop dello scorso febbraio.
Trentasei tornei vinti, 5 dei quali nello Slam, 645 incontri portati a casa (il 79% di quelli totali), un adattamento progressivo a tutte le superfici, una grinta incredibile unita a una bellezza mozzafiato: tutte caratteristiche che hanno fatto diventare Maria Sharapova la femme fatale del tennis mondiale. Non sarà stata la tennista più forte della storia, ma di certo ha segnato un'epoca e sarà ricordata come unica e inimitabile.