La grande rivalità tra Juventus e Napoli di questi anni ebbe un'oscillazione decisamente favorevole ai partenopei il 22 aprile del 2018: è la data in cui gli azzurri guidati all'epoca da Maurizio Sarri riuscirono a sbancare l'Allianz Stadium al 90', con gol di Kalidou Koulibaly. Vetta della classifica a -1 e sogno scudetto finalmente possibile. Ma come insegnava il filosofo campano Zenone, anche in quel caso Achille non acciuffò mai la tartaruga.
Sono passati appena due anni, ma sembra un'eternità fa. Allianz Stadium, si affrontano la Juventus di Massimiliano Allegri e il Napoli di Maurizio Sarri, alle prese con un inseguimento in classifica e nelle gerarchie del calcio nostrano vecchio di qualche anno ma che sembra generazionale. La Vecchia Signora somigliava a quella tartaruga che l'Achille immaginato da Zenone (filosofo di stanza nel V secolo avanti Cristo a Elea, oggi raggiungibile da Napoli tramite un viaggio di un paio d'ore verso sud) avvicinava sempre ma non raggiungeva mai. L'eroe omerico si muoveva a una velocità maggiore rispetto a quella dell'animale oggetto del suo desiderio, il quale però compiva sempre quell'ulteriore passetto che lo poneva sempre in vantaggio. Un vantaggio sempre minore, ma sempre esistente.
Nella versione del 2018, l'Achille contemporaneo non proveniva più da Ftia e non era greco ma senegalese (seppure nato in Francia). Era alto quasi un metro e novanta, dalle spalle larghe e un nome simile a una filastrocca: Kalidou Koulibaly. Il difensore centrale, tramutato da Sarri in un baluardo insormontabile da diamante grezzo che tutti ritenevano in precedenza, si era preso gli onori delle cronache riuscendo laddove i Mertens, Hamsik, Insigne, Callejon e poi Milik e Zielinski avevano fallito: abbattere la fortezza bianconera. Il Napoli aveva battuto la Juventus, lo aveva fatto a Torino al 90' e ci era riuscito sfruttando l'unica indecisione della formidabile retroguardia di Allegri.
La classifica recitava -1, con uno slancio tutto a favore degli azzurri. Quattro giornate al termine del campionato: Inter e Roma in trasferta e Bologna e Verona in casa nell'avvenire juventino, Torino, Sampdoria a Marassi e Crotone in quello partenopeo (oltre alla Fiorentina al Franchi). Una rincorsa alla portata, un sorpasso che appariva solo questione di tempo. La riscossa del Napoli e del Napoli, ferito anche dal trasferimento a Torino di quel Gonzalo Higuain divenuto eterno sotto le pendici del Vesuvio grazie ai 36 gol in un solo campionato di un paio di anni prima. Un eroe quasi omerico, anche lui, divenuto nemico di una piazza e di una cittadinanza.
Fu il momento più alto di una rincorsa mai più concretizzata, almeno in quella fase della storia. Ma resta il giorno in cui il Napoli credette di essere superiore anche al mito e alla filosofia. E di poter acchiappare quella tartaruga che persino Achille inseguì per sempre. Senza mai riuscire a fare sua.