Tanti auguri ad Andre Agassi. L’ex campione statunitense di tennis festeggia oggi 50 anni, dopo essere stato un autentico personaggio dentro e fuori dal campo: un’icona da 60 titoli ATP (tra cui 8 tornei del Grande Slam) e dai look stravaganti, ma anche una dura infanzia e una profonda crisi umana e sportiva a fine anni ’90. Poi, la rinascita: al termine del matrimonio con Brooke Shields, Agassi troverà infatti l’amore della vita con Steffi Graf.
In carriera ha vinto 60 titoli ATP e 8 tornei del Grande Slam (4 Australian Open, 2 Roland Garros, 1 US Open e 1 Wimbledon), guidando la classifica mondiale per un totale di 101 settimane (nono all-time) e guadagnando più di 31 milioni di dollari in premi e 150 milioni in sponsorizzazioni. È uno dei soli otto giocatori nella storia capaci di conquistare il Career Grand Slam, ma è anche l’unico che, ai quattro Slam, ha saputo anche aggiungere le ATP Finals, la medaglia d’oro Olimpica in singolare (Atlanta 1996) e la Coppa Davis. Andre Kirk Agassi, considerato uno dei più forti tennisti di sempre, compie oggi 50 anni.
Genio, sregolatezza; capellone (finto) prima, con la bandana poi, entrava in campo con i pantaloncini di jeans e le magliette colorate, in antitesi ai campioni di Wimbledon dal look immacolato. Tutto questo lo ha reso un’icona sportiva degli anni ’90 e Duemila. Talento anomalo di Las Vegas, dove è nato il 29 aprile 1970, la lunga carriera dell’ex campione americano è stata caratterizzata da cadute e risalite. Nella sua autobiografia, intitolata “Open”, Agassi scrisse anche “di aver odiato l’idea di giocare a tennis e di avere vissuto nell’incubo di un padre violento e prevaricatore”. Mike, ex pugile iraniano, che lo voleva campione a tutti i costi, era un padre-padrone fuggito dall’Iran e diventato maggiordomo al Caesars Palace di Las Vegas. Lui ha inculcato senza scrupoli il tennis ad Andre che, a quel punto, non aveva altra scelta che diventare un campione.
E così, ancora sedicenne all’inizio del 1987, Agassi sfonda il muro della top 100 e, neanche due anni dopo, ci sono solo Wilander e Lendl davanti a lui nel ranking. È il 10 aprile 1995 quando Andreino (così lo chiamava uno dei maestri del giornalismo mondiale, come Gianni Clerici) diventa per la prima volta numero 1 del mondo, dopo cinque mesi passati in seconda posizione. Nel marzo precedente, l’americano aveva perso la finale di Indian Wells contro Pete Sampras, il suo acerrimo nemico, per poi prendersi la rivincita in quella di Miami. Passano quattordici giorni e inizia il regno di Andre, che durerà 30 settimane.
Il mondo intero parla di quel ribelle statunitense, mentre non solo i suoi avversari, ma tutti gli appassionati di tennis ormai hanno imparato a conoscere la sua incredibile abilità nel colpire la palla in anticipo. Rapidità dei piedi, appoggi perfetti, coordinazione fanno di lui un micidiale artefice di dritti; ma è il rovescio l’arma in più, che gli permette di essere aggressivo da entrambi i lati. Da qui un altro soprannome: “Flipper Agassi”, questa volta ideato da Giampiero Galeazzi.
Agassi diventa numero 1 con un nuovo record. In quel 1995 infila una striscia vincente di ventisei incontri consecutivi, ma perde la finale dello US Open, quella che gli farà scrivere: “Non importa quanto vinci, se non sei l’ultimo a vincere sei un perdente. E alla fine perdo sempre, perché c’è sempre Pete”. L’acerrima rivalità con il tennista di Potomac dà vita ad alcuni degli incontri più spettacolari degli Anni ’90. Si affrontano 34 volte, con 20 successi di Sampras e 14 di Agassi. Inserito nella International Tennis Hall of Fame il 9 luglio del 2011, Agassi si ritira allo US Open del 2006. Alla vigilia dell’Open di Francia 2017 diventa il nuovo coach di Novak Djokovic, dal quale si separa nella primavera del 2018. Da allora, Agassi comincia una partnership con Grigor Dimitrov.
Oltre ai rapporti turbolenti con il padre, la sua vita da ottovolante ha fatto parlare di sé anche per altri aspetti della vita privata, soprattutto verso la fine degli anni ’90, che si legano a un proprio declino sportivo che sembrava a un certo punto inesorabile: dal matrimonio infelice con l’attrice Brooke Shields all’uso di droghe. Nel suo libro Agassi confessa di avere assunto metanfetamina durante un periodo in cui la sua vita era diventata pesante e di aver mentito all’ATP, per evitare una squalifica dopo essere risultato positivo a un test antidoping, affermando di avere ingerito un cocktail di vodka contenente tale sostanza a sua insaputa.
Poi, la rinascita sia privata sia agonistica: la frequentazione con la collega Steffi Graf, campionessa tedesca, che poi diventerà la moglie e la madre di Jaden Gil e Jaz Elle, nonché un ritorno della forma perfetta sui campi da tennis. Si tratta praticamente dell’inizio di una seconda carriera, caratterizzata da tre finali dello Slam nello stesso anno: il 1999. È un Agassi rinnovato, che stupisce quando nelle conferenze stampa riesce a ricordare con incredibile precisione ogni punto giocato contro l’avversario; nei primi anni Duemila ritorna così ai vertici. Agassi vince altri tre tornei dello Slam dal 2000 al 2003, tutti agli Australian Open. Dopo il ritiro dell’eterno rivale, si trova ad affrontare il nuovo Sampras: uno svizzero il cui nome è Roger Federer. Sarà proprio il fuoriclasse di Berna a batterlo nella sua ultima finale di uno Slam, quella degli US Open del 2005.
Ora Agassi è a capo di una fondazione benefica (la Andre Agassi Foundation for Education) che ha fondato otto anni fa e che aiuta i bambini poveri della sua Las Vegas. Oggi festeggia mezzo secolo di vita e, dopo esserne stato uno dei grandi protagonisti, vuole insegnare gli altri a giocare a tennis. Lui, che odiava quello sport. Tanti auguri, campione.