Gli sport e i grandi sportivi italiani sono attualmente fermi a causa del coronavirus, ma nelle ultime ore due grandi professionisti provenienti dal nostro Paese hanno fatto parlare di sé ai due angoli estremi del mondo. Si tratta di Francesco Akira Begnini e Fabian Aichner, che rispettivamente in Giappone e negli Stati Uniti hanno scritto una pagina di storia inedita per l'Italia nella loro disciplina: il wrestling.
Lo sport professionistico in tutto il mondo, o quasi, si è fermato per l'emergenza Coronavirus. E nel frattempo moltissime discipline aspettano di conoscere il proprio destino dei prossimi mesi, dal calcio alla Formula 1, dal MotoGP al tennis. Lo stesso vale per i suoi protagonisti e per i tantissimi fan, che da settimane si sono abituati a vedere i propri beniamini attivi non più in campo, o in pista, ma solo sui social. C'è però un settore che in tutto questo tempo non ha mai interrotto il suo cammino, oppure lo ha già ripreso: stiamo parlando del wrestling. Che proprio in questa settimana ha fatto registrare due momenti storici che riguardano l'Italia e i suoi interpreti della disciplina.
Il wrestling ha infatti avuto ondate di popolarità tanto intense quanto isolate generazione dopo generazione, non riuscendo però mai a produrre un lottatore italiano veramente di livello da decenni. Spesso anzi "l'italiano" è stato proposto come una macchietta: interpretato da atleti che di italiano avevano al massimo una lontana origine (ma in realtà erano canadesi o statunitensi), il personaggio medio proposto alla platea mondiale come proveniente dal nostro Paese ha quasi sempre rispettato il luogo comune del piccolo delinquente, un po' arrivista, con palesi difficoltà a parlare in inglese, molto propenso a gesticolare, e di base più simpatico che temibile. Si pensi a Chuck Palumbo, Johnny "The Bull" Stamboli, a Nunzio, a Vito, o più di recente a Santino Marella. Nessuno di loro era realmente italiano, ognuno di loro interpretava un nostro connazionale, tutti erano a vario livello un po' stereotipati.
Un fenomeno che sembra ora definitivamente superato, grazie alla crescita del movimento nelle varie palestre italiane e a un progressivo boom dei nostri atleti di spicco nelle più importanti federazioni mondiali. E così questa settimana il Giappone si è fermato per vedere in azione Francesco Akira, che è nato nella bassa bergamasca (a Urgnano) e all'anagrafe è registrato effettivamente come Francesco Akira Begnini. Il motivo è il grande amore della madre per la terra del Sol Levante (i fratelli come secondo nome hanno Koichi e Yutaka), ma anche un segnale che Akira avrebbe compiuto il suo destino proprio in Giappone.
Dal primo assaggio di wrestling, avvenuto su un ring di Chiuduno (sempre in provincia di Bergamo), la rincorsa di Akira è proseguita senza sosta, fino ai successi in Rising Sun. Ha quindi avuto la possibilità di trasferirsi in Giappone per due mesi, partecipando a uno stage della All Japan Pro Wrestling, una delle federazioni più rinomate al mondo. La AJPW lo ha apprezzato, dandogli la possibilità di rimanere e crescere professionalmente: Akira si è preso progressivamente il suo spazio, arrivando anche a lottare per una cintura (quella di AJPW World Junior Heavyweight Champion). Questa settimana ha però toccato il punto più alto della storia del wrestling italiano in terra nipponica.
Ha infatti disputato il match più importante di uno show della AJPW, provando a conquistare i titoli di coppia. Una cintura di enorme prestigio, detenuta in passato da icone come Giant Baba o Antonio Inoki). Non solo, perché il suo partner è stato Kento Miyahara, il migliore in assoluto tra gli attuali lottatori della compagnia: una leggenda del quadrato che ha scelto di dare una possibilità a un ragazzo chiamato come un giapponese e proveniente dalla lontanissima Italia. Altro che luoghi comuni.
Akira non è poi riuscito a laurearsi campione, dato che le cinture sono rimaste agli Yankee Nichokenju. Ma in un momento in cui lo sport è generalmente fermo, un ragazzo italiano ha trovato il modo di tenere alto il nome del nostro Paese in una terra lontana con una prestazione da urlo. E soprattutto lo ha fatto in una disciplina in cui l'Italia da tempo immemore non faceva parlare di sé. E questo ci riporta in America, e alla WWE.
Proprio la principale compagnia mondiale ha in parte contribuito alla fama dei lottatori italiani poco affidabili e per nulla vincenti, specie negli ultimi decenni. Eppure il suo campione del mondo più longevo della storia era abruzzese: si chiamava Bruno Sammartino e per oltre sette anni (tra il 1963 e il 1971) nessuno riuscì a strapparglielo. Solo ultimamente, quasi cinquant'anni dopo, un nuovo italiano è stato in grado di rivelarsi una minaccia in WWE. E il suo nome è Fabian Aichner. Nato in Val Pusteria, Fabian ha tentato la grande fortuna in America dopo le prime esperienze in tutta Europa partecipando nel 2016 al Cruiserweight Classic, prestigioso torneo istituito dalla WWE. Da allora è stato messo sotto contratto e inserito nel roster di NXT, territorio di sviluppo della compagnia. Non definitelo però lo show dei wrestler inesperti, perché qui si concentrano talenti purissimi provenienti da ogni angolo del mondo che certo non devono imparare o affinare la propria tecnica, ma solo allinearla alle dinamiche della WWE. L'aspetto migliore, però, è che Fabian sin da subito non fu presentato come il "solito lottatore italiano", ma come un ragazzone talentuoso e dal gran fisico che può rappresentare una minaccia per chiunque. Entrò quindi a far parte della Imperium, un'alleanza tutta europea di quattro atleti ambiziosi e spietati, pronti a dimostrare agli americani che anche dal Vecchio Continente possono arrivare dei campioni credibili. E la prova è arrivata quando Aichner ha lanciato una sfida a Finn Bàlor, uno che in WWE era stato anche campione assoluto. Nel frattempo ha messo a sua volta nel mirino i titoli di coppia, attaccando con il compagno della Imperium Marcel Barthel gli attuali campioni Matt Riddle e Timothy Tatcher.
Una dichiarazione di intenti giunta quasi in contemporanea al grande momento di Akira dall'altra parte del mondo. E nonostante tutte le difficoltà del momento (la WWE sta disputando tutti i suoi incontri in Florida, in piccole palestre chiuse al pubblico e con gli spalti deserti, a causa dell'emergenza Coronavirus). Il wrestling non si ferma, e l'Italia, mai come in questo momento, c'è.