SERIE A FEMMINILE

Ghiretti sfida Fabris, volata all’ultimo voto

Il dirigente sportivo sfida il politico di lungo corso

Lunedì 8 giugno sarà il giorno del testa a testa tra Roberto Ghiretti e Mauro Fabris per la corsa alla poltrona di presidente della Lega Pallavolo Serie A Femminile. Il nuovo candidato al vertice con un lungo passato tra Lega maschile, FIVB e non solo sfida il personaggio che dal 2006 per 7 mandati consecutivi ha preso per mano il volley rosa. Ma in vista delle prossime elezioni, come sono divisi i voti delle 14 società di Serie A1 e 19 di A2? Chi è in vantaggio in un provvisorio exit poll: Fabris o Ghiretti?

Il presidente uscente ha dichiarato alla Gazzetta dello Sport di avere dalla propria parte 5 squadre di Serie A1 (i club sarebbero Conegliano, Monza, Chieri, Bergamo e l’incerta Caserta) e 13 di A2. L’ex-numero uno della Lega Volley maschile, Ghiretti, è stato quindi promosso “sfidante” dai restanti 9 club di Serie A1 (sempre secondo ipotesi Brescia, Perugia, Cuneo, Casalmaggiore, Novara, Firenze, Filottrano, Scandicci, Busto Arsizio) più 6 società di A2.

Tenendo a mente la differenza di "peso" del voto che intercorre tra le due categorie (il voto di un club di A1 corrisponde a un punteggio di 1,37, mentre per la serie cadetta si ferma a 1 avendo un maggior numero di squadre votanti), gli scrutini a un mese esatto di distanza dall’elezione vedono Fabris in vantaggio su Ghiretti: 19,78 contro 18,21, quando basterebbe il 19,01 per essere eletto. A conti fatti, il presidente uscente supererebbe il quorum, ma si andrebbe incontro a una Lega spaccata. Il problema infatti sorgerebbe nel momento immediatamente successivo all’elezione, ovvero quando si dovrà votare il nuovo Consiglio d’Amministrazione.

Da statuto, infatti, all’interno del CdA vengo nominati 3 presidenti di A1 e 2 di A2. Con la divisione profonda in Serie A1 (in cui 9 club su 14 sarebbero pro-Ghiretti, il 64% delle società), le probabilità che venga eletto un CdA fortemente sbilanciato a favore del nuovo candidato sono alte. Con conseguenti problemi di governabilità.

Il dirigente sportivo sfida il politico di lungo corso, con la necessità per entrambe le figure di allacciare più rapporti possibili e aumentare il proprio consenso in vista dell’elezione di lunedì 8 giugno.

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