L'onda emozionale ha attraversato il web fin dalle prime luci dell'alba. Centinaia di messaggi commossi, amari e già carichi di nostalgia per Matteo Bernasconi. L'alpinista comasco, popolarissimo sulle montagne lombarde ma di casa su quelle di tutto il mondo, e specialmente in Patagonia, è stato ritrovato senza vita nel Canale della Malgina, sotto il Pizzo del Diavolo, sul versante orobico della Valtellina. Travolto da una valanga.
Tra le Grigne ed il Resegone, le montagne che abbracciano Lecco, Matteo Bernasconi era conosciuto come il "Berna". Sulle terre alte di tutto il mondo l'alpinista 38enne originario di Como era conosciuto come un professionista serio e preparato. A tradirlo, nella giornata di martedì 12 maggio, una valanga che lo ha travolto mentre era impegnato in un'uscita scialpinistica solitaria nel Canale della Malgina, nella zona del Pizzo del Diavolo, una delle cime più note delle Orobie Valtellinesi, al confine tra la provincia di Sondrio e quella di Bergamo. Il ritrovamento della sua auto alla base dell'itinerario ha permesso ai soccorritori di localizzarne il corpo senza vita già nelle prime ore della notte, a due terzi del canale, come dichiarato a Unica TV da Valerio Rebai, Capo Delegazione del Soccorso Alpino di Valtellina e Valchiavenna. Matteo, travolto ma non seppellito dal corpo della valanga, si trovava appunto in superficie. Il recupero, complicato dalle condizioni meteo avverse, è avvenuto poi in mattinata con l'elicottero AREU decollato dalla base di Caiolo, alle porte di Sondrio.
Classe 1982, Bernasconi aveva per sua stessa ammissione iniziato a frequentare la montagna piuttosto tardi, all'età di undici anni, e ad arrampicare ed a sciare solo a diciannove. Eppure era entrato a far parte poco più che ventenne (nel 2003) del gruppo dei Ragni di Lecco, lo storico sodalizio alpinistico lecchese i cui membri (i famosi "Maglioni Rossi"), dalle montagne che chiudono a sud il Lario, sono partiti per disseminare di "prime assolute" ed exploits straordinari le montagne del Pianeta.
Aspirante Guida Alpina dal 2009, due anni più tardi Matteo era diventato Guida Alpina. Tra le sue realizzazioni più significative, dodici anni fa, la settima ripetizione assoluta (e la prima italiana) della Via dei Ragni al Cerro Torre, aperta appunto dagli alpinisti lecchesi nel lontano 1974, insieme al valtellinese Fabio Salini. Dalla sua ultima spedizione sulle Ande il "Berna" era tornato alla fine dello scorso inverno.
Sul suo profilo facebook Matteo aveva riportato questo pensiero dello scrittore brasiliano Paulo Coelho: "Se pensi che l’avventura sia pericolosa, prova la routine, è letale.”