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Lazio, Pulcini: "Pronto a dimettermi se il club non avesse rispettato il protocollo"

Il responsabile sanitario dei bianocelesti: "Chiariamo la questione dei positivi con il CTS”

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La Serie A ha avuto il via libera per gli allenamenti di squadra dal 18 maggio ma, secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera, la Lazio avrebbe anticipato i tempi e i suoi giocatori si sarebbero già allenati, nel 'segreto' di Formello, giocando delle partitelle tre contro tre e violando così le disposizioni del protocollo sanitario. Una notizia che ha fatto molto rumore, ma che il responsabile sanitario dei biancocelesti, Ivo Pulcini, ha seccamente smentito: "Non corrisponde alla verità ed arriverà comunicazione da parte della società".

“Ho letto della questione della Lazio e cerco di vigilare, perché se fosse vero potete immaginare le conseguenze - ha detto Pulcini in diretta a ‘Punto Nuovo Sport Show’, trasmissione con Umberto Chiariello in onda su Radio Punto Nuovo - Sono stato smentito e credo ci sia una smentita ufficiale sulla presunta partitella di ieri, per giunta la foto è vecchia. Non è compito mio, mi sono solo preoccupato di sapere se fosse vero o falso: non corrisponde alla verità ed arriverà comunicazione da parte della società. Un medico non può fare da balia, perché confido nel senso di responsabilità che i giocatori hanno avuto fin dall'inizio".

"Se fosse vero? Se la situazione sfuggisse al mio controllo, sarei costretto a dimettermi. Mi assumo le mie responsabilità, ma se sfuggono al mio controllo, come posso? Non sono l'unico medico, c'è tutto uno staff con cui lavoro in totale sintonia e le decisioni le prendiamo collegialmente come giusto che sia. A spada tratta ho difeso la figura del medico, la ripresa degli allenamenti, se devo essere responsabile non posso diventare irresponsabile, se diventa legge non posso andare fuori legge. Finché si tratta di raccomandazioni o proposte, ho il diritto di dire ciò che penso" ha continuato Pulcini, che poi si è soffermato anche sulle responsabilità dei medici e sulla quarantena per le squadre i caso di giocatore positivo. 

"I giocatori sono lavoratori e come tali sono soggetti alla tutela del datore di lavoro, se sono responsabile in toto di quel che succede, non è che se uno si prende il Covid-19 mi può denunciare perché è colpa mia. In egual modo, non posso obbligare una persona, che non ha nulla, alla quarantena, quale sarebbe il motivo? Mi possono denunciare perché limito la libertà, da professionista mi pongo questo problema. È ovvio che se c'è una legge mi attengo a quella, non sono un oligarchico. Il rispetto della professionalità è sacro, se consideriamo ogni figura del settore come un bellissimo mosaico, ognuno sta al posto suo ed è un quadro perfetto".

Tornando poi alla presunta partitella: "Ieri non c'ero, avevo altro da fare, siamo quattro medici e come direttore sanitario non vado spesso come gli altri a vedere, sebbene sappia sempre ciò che accade e mi assicurano che vengono rispettate le leggi. Se quel che è stato fatto è fuori legge, faccio mea culpa da parte mia e di tutti. Sono felice della task force di controllo, è importante venga fatto, vuol dire essere tutelati".

"Ripartenza? È un pretesto per dire di no. Non è una disfida la mia, ho fatto i complimenti al CTS sulla responsabilità civile e penale. Lo vedo come un messaggio positivo, l'unica cosa che mi permettevo di contestare, per dire la mia come medico, è fare i tamponi ma stare attenti perché i reagenti servono alla popolazione. Poi dicono di isolare tutti se c'è un positivo, allora sono responsabile o irresponsabile? La mia è una richiesta di chiarimento".

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