SUGGESTIONE A STELLE E STRISCE

Oltre la Formula Uno: gli orizzonti del Cavallino Rampante

In attesa del via di un Mondiale tuttora in stallo, la Ferrari riflette sulla possibilità di impegnarsi in altre specialità delle corse automobilistiche al massimo livello

A margine dell'annuncio di Carlos Sainz Jr. per il Mondiale 2021, Mattia Binotto ha lanciato quella che possiamo definire una suggestione: la possibilità che in un futuro non troppo lontano la Ferrari possa ampliare il proprio impegno agonistico oltre gli orizzonti della Formula Uno. Il nodo è quello del "budget cap", il senso quello della salvaguardia del personale della Casa di Maranello, oltre che della stessa anima sportiva del Cavallino Rampante

Il Mondiale di Formula Uno è ai blocchi di partenza: due gran premi back-to-back in Austria nella prima metà di luglio ed altrettanti in Inghilterra tra la seconda metà del mese ed i primi di agosto, anomalo e attesissimo avvio di una stagione poi destinata (sulla carta ...) a proseguire in Europa e quindi "overseas", con chiusura nella regione del Golfo, ormai in piena atmosfera...  natalizia.

La Ferrari però va addirittura oltre e non solo per via dell'annuncio dell'ingaggio di Carlos Sainz Jr. al fianco di Charles Leclerc nel 2021. Lo fa con il Team Principal Matteo Binotto che apre alla possibilità di un ampliamento degli orizzonti rossi ad altra specialità e alla Indycar in particolare, il campionato che ruota attorno alla 500 Miglia di Indianapolis che dalla tradizionale data di fine maggio è stata quest'anno spostata al prossimo 23 agosto.

Non si tratta di una novità assoluta ma di una dichiarazione di intenti, in fondo anche solo semplicemente l'occasione di lucidare il blasone del Cavallino Rampante, Più concretamente, si tratta di riflessioni legate alla riduzione del "budget cap" per la Formula Uno, destinato a passare da 175 a 145 milioni di dollari. Un taglio di investimenti che, a fronte di impegni già pianificati, metterebbe in campo sia la responsabilità della Ferrari stessa nei confronti dei propri dipendenti, sia il mantenimento del dna sportivo di Maranello.

Sotto questo punto di vista, l'occasione di volgere lo sguardo oltreatlantico, alla Indycar Series, tiene conto dell'ormai imminente passaggio della serie stessa alla tecnologia ibrida, posticipato però dal 2021 al 2022 per allinearlo all'introduzione del nuovo modello di telaio, realizzato da Dallara. L'ostacolo principale rimane questo. Difficile infatti pensare che, a livello di filosofia, la Ferrari possa rinunciare a scendere in campo con una monoposto di propria realizzazione. Ma il reciproco interesse potrebbe offrire margini di trattativa e di lavoro sul regolamento tecnico. Eventualmente a fronte della disponibilità di Maranello di impegnarsi anche come fornitore di motoristico, affiancando Honda e Chevrolet. Un'ipotesi, quest'ultima, recentemente caldeggiata da un ferrarista doc come Mario Andretti.

Non sarebbe la prima volta che il Cavallino Rampante scende in pista a Indianapolis o che prefigura la possibilità di farlo, anche se si tratta di circostanze piuttosto lontane nel tempo. Addirittura remote. Come nel caso della partecipazione alla 500 Miglia del 1952 con la 375 F.1 modificata per adattarla alle caratteristiche assoltamente uniche dell'Indianapolis Motor Speedway. Tanto che l'unico esemplare ufficiale in grado di qualificarsi (rimasero esclusi i tre affidati a squadre americane), gestito dalla NART di Luigi Chinetti, completò solo una quarantina di giri, nelle mani di Alberto Ascari, prima del ritiro a causa di noie meccaniche. Fu invece una monoposto disegnata espressamente per il campionato CART la 637 (sigla del progetto) che Enzo Ferrari fece realizzare ai propri ingegnerI come forma di minaccia all'interno di un durissimo confronto con l'allora Federazione Internazionale dello Sport Automobilistico (FISA), relativo al regolamento tecnico del Mondiale di Formula Uno.

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