WRESTLING

Wrestling: Fabian Aichner diventa campione in WWE e riporta l'Italia sulla mappa 43 anni dopo

L'altoatesino si è laureato NXT Tag Team Champion: l'ultimo campione nostrano, nella principale federazione del mondo, era stato il leggendario Bruno Sammartino nel 1977

Settimana importante per i fan di wrestling italiani, che hanno potuto assistere a un'autentica pagina di storia: l'altoatesino Fabian Aichner ha infatti vinto un titolo nella prestigiosa WWE, la più importante federazione del mondo. Il ragazzone di Falzes si è infatti laureato NXT Tag Team Champion insieme al tedesco Marcel Barthel, battendo i campioni uscenti Matt Riddle & Timothy Thatcher. Un'impresa che non riusciva a un italiano da oltre 43 anni: dai tempi del leggendario Bruno Sammartino.

Un'espressione fiera, quasi marziale, nella posa al fianco del suo compagno di avventura Marcel Barthel. E quel costume da battaglia: il più essenziale che si possa immaginare per un mondo, quello del wrestling, che spesso fa dei lustrini uno dei suoi marchi di fabbrica. Ma non l'Imperium, l'alleanza europea di cui è diventato uno dei portabandiera, e non Fabian Aichner. Che nel giorno più importante della sua vita professionale, come in ogni giorno della sua carriera, si è presentato sul ring indossando un semplice, sobrio boxer nero. Con la scritta bianca che riporta il suo cognome e quella macchia di colore, da cui ripartiamo: il tricolore italiano, posto di fianco alla dicitura "South Tyrol".

Un piccolo lembo di stoffa verde, bianca e rossa, mostrato in mondovisione a NXT, per tutto il pubblico della WWE e i fan del wrestling mondiale. Che grazie a questo ragazzone pesante 100 kg e alto 183 cm (certo non un gigante, in un universo popolato da bestioni che spesso superano i due metri) hanno scoperto un volto nuovo del nostro Paese. Un volto che da oltre quarant'anni era stato dimenticato.

Fabian Aichner, insieme al tedesco Marcel Barthel, ha scritto una pagina indelebile di storia. Nella puntata settimanale di WWE NXT è riuscito infatti nell'impresa di battere Matt Riddle & Timothy Thatcher in un match che metteva in palio i titoli di coppia dello show, il territorio di sviluppo della compagnia più celebre e rinomata del mondo. Che ora giustamente in tanti preferiscono definire semplicemente "il brand giallonero", ritenendolo di pari dignità rispetto ai ben più noti e storici Raw e SmackDown. Un lottatore serio, austero, temibile e pericoloso. Che partito dall'Italia ha trovato fortuna in America, vincendo un titolo nella compagnia che decennio dopo decennio si è affermata come vera major mondiale del wrestling. Rendendo dei volti noti in tutto il Pianeta personaggi come Hulk Hogan, "Rowdy" Roddy Piper, Ultimate Warrior, "Stone Cold" Steve Austin, Triple H, Kurt Angle, John Cena. Ma che era partita proprio da un italiano.

Il primo grande campione mondiale della storia del wrestling (dopo un primo, breve regno inaugurale di Buddy Rogers) fu infatti un altro torello nostrano, non altissimo, ma muscoloso e implacabile. In America lo chiamavano "The Original Italian Stallion" (proprio il soprannome poi scelto da Sylvester Stallone per il suo Rocky Balboa), arrivava dai monti dell'Abruzzo e si chiamava Bruno Sammartino. Nato a Pizzoferrato ma divenuto cittadino onorario di Pittsburgh, Bruno divenne l'eroe del leggendario Madison Square Garden (dove il pubblico fece registrare il tutto esaurito 188 volte per assistere alle sue gesta) e quando divenne campione mantenne il titolo per sette anni consecutivi, tra il 1963 e il 1971: per nessuno era possibile batterlo o abbatterlo. Diventò campione una seconda volta, stavolta per "soli" tre anni e mezzo, quindi cedette la corona una volta per tutte il 30 aprile 1977, a un'altra icona della disciplina come Superstar Billy Graham. Ebbene: da quel giorno nessun italiano era mai riuscito ad alzare al cielo una cintura messa in palio dalla WWE. Fino a Fabian Aichner.

Il ragazzo dal costume nero e il piccolo tricolore cucito di fianco al proprio nome ha posto fine a un incantesimo durato oltre 43 anni. Dopo 15719 giorni, o se preferite 2245 settimane, il mito di Bruno Sammartino ha un suo erede. Che può far dimenticare agli italiani decenni di personaggi che del nostro Paese rappresentavano solo luoghi comuni e piccoli vizi. Furbetti da strapazzo, canaglie di varia natura, personaggi con bretelle in bella vista e coppola in testa, necessari a tenere viva l'immagine che l'America aveva dell'emigrante italiano. Un archetipo vecchio un secolo, ma difficile da cancellare nelle menti d'oltreoceano.

Chuck Palumbo, Johnny "The Bull" Stamboli, Nunzio, Vito, Santino Marella: nessuno di loro era realmente nato in Italia, si trattava di atleti statunitensi e canadesi cui era stato assegnato, o addirittura affibbiato, il "personaggio" dell'italiano. Simpatico, inaffidabile, confusionario e alla fine sostanzialmente perdente. Un'immagine definitivamente spazzata via grazie a Fabian Aichner, ragazzone timido partito dalla Val Pusteria e che, per terra di provenienza e scelte lavorative, oggi parla un italiano che tradisce una cadenza un po' tedesca e un po' inglese. Ma dietro cui si staglia un professionista che porta alto il nome dell'Italia, con orgoglio e con il desiderio di sovvertire i luoghi comuni.

Qualche ora prima del trionfo si era detto orgoglioso di sentirsi sostenuto dall'affetto di quel pubblico italiano innamorato di quello strano, affascinante carrozzone chiamato wrestling. Aveva anche rivelato la sua grande stima per Gigi Buffon, e che il suo calciatore preferito è Lorenzo Insigne. Uno sportivo ai suoi antipodi: per fisico, aspetto, fama tra gli appassionati comuni di sport che nei nostri confini nazionali palpitano per gli eroi del pallone. Fabian si era professato tifoso del capitano del Napoli, come farebbe un qualsiasi ragazzo italiano di nemmeno trent'anni d'età, per poi andare a scrivere la storia. L'Italia sulla mappa del wrestling, di nuovo, 43 anni dopo Bruno Sammartino. E dopo decenni di dimenticabili macchiette finto-italiche.

Ma ora, grazie a Fabian Aichner, anche a Bruno Sammartino sarà scappato un sorriso dal cielo, pieno di orgoglio: perché "The Original Italian Stallion" ha finalmente trovato il suo erede. Un nuovo, piccolo Stallone Italiano.