Dal fischio d'inizio di Borussia Dortmund-Schalke 04 e delle altre partite di Bundesliga, il calcio post-coronavirus (anche se sarebbe più corretto dire peri-coronavirus) è sembrato parente stretto di quello senza pandemia: contrasti, strette di mano e anche sputi, nonostante le nuove regole. Prima, invece, è cambiato molto, anche rispetto ad una "normale" partita a porte chiuse.
In alcune parti del mondo il calcio non si è fermato, in Europa la Germania non è stata la prima a ripartire. Eppure la Bundesliga è quella che farà più rumore perché darà modo ai top campionati europei di capire cosa li aspetterà se e quando decideranno di riprendere.
E quindi d'accordo gli spalti vuoti e le strade deserte, senza tifosi in attesa del bus (anzi, dei: due a per squadra in modo da garantire distanziamento negli spazi chiusi) delle squadre. Va bene il controllo della temperatura per i pochi a cui è stato consentito entrare allo stadio, procedura che si era già vista anche prima di Juventus-Inter, per dire.
Fa invece più scalpore vedere lo speaker e gli operatori televisivi con mascherina e guanti. Stessa precauzione usata dai giardinieri, dagli arbitri e ovviamente dai giocatori per saggiare il campo (il riscaldamento è stato fatto a viso libero, tendenzialmente con distanziamento): vederli prendere il pallone in mano, divisi da un sottile strato di lattice, è immagine strana ma a cui dovremo abituarci. In panchina, giocatori distanzati.
Poi, dopo l'ingresso in campo delle squadre separato e non fianco a fianco, l'arbitro ha fischiato l'inizio dei match e il filo si è riavvolto rapidamente, quasi come prima: contrasti, tiri, mezze gomitate, strette di mano per aiutare l'avversario a rialzarsi, marcature a uomo, anche sputi. Questo il calcio ai tempi del Covid-19.