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Il Napoli diventa europeo: 31 anni fa la vittoria in Coppa Uefa

Con il 3-3 a Stoccarda, il 17 maggio 1989, gli azzurri si aggiudicano il primo e finora unico titolo continentale della loro storia

Napoli, nel 1989 la Coppa Uefa firmata Maradona-Careca

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Una data su tutte è cerchiata in rosso nel calendario dei tifosi del Napoli: 17 maggio 1989. Esattamente 31 anni fa, infatti, gli azzurri conquistano la Coppa Uefa, primo e finora unico alloro europeo nel palmarès della società. Una vittoria arrivata in trasferta, a Stoccarda: in Germania basta il 3-3 in virtù dell'andata del San Paolo, finita sul 2-1 per i padroni di casa. È l'unico titolo internazionale con i club anche per la stella Diego Armando Maradona, che avrà avuto poca fortuna con la Coppa dei Campioni, ma si è consolato con gli interessi con un Mondiale 1986 leggendario.

E poi, la Coppa Uefa di quel tempo è tutto tranne che una competizione minore: lo dice l'albo d'oro degli anni Ottanta e Novanta (dove si leggono nomi come Real Madrid, Juventus, Inter, Ajax e Bayern Monaco), lo conferma e ribadisce il formato della competizione, che accoglie il meglio dell'Europa tra le squadre che l'anno precedente non avevano vinto il campionato nazionale. Quindi, la partecipazione di una (se non due) tra Barcellona e Real Madrid, la forte presenza del calcio italiano nel periodo di massimo splendore, anche il ritorno delle inglesi (dal 1990) dopo la fine della squalifica per i fatti dell'Heysel, sono elementi che rendono questa competizione agguerrita ed esaltante come la Coppa dei Campioni. Torneo con il quale condivide il meccanismo degli scontri diretti: niente gironi ma sfide di andata e ritorno sin dai primi turni, con la possibilità di giocarsi tutto in autunno anche contro una squadra pericolosa.

Il cammino del Napoli inizia contro il Paok Salonicco: 1-0 in casa, 1-1 nella trasferta infernale del “Toumba”, con gli ultras greci che lanciano di tutto in campo e sugli spalti, ferendo anche 20 tifosi azzurri e lo storico massaggiatore Salvatore Carmando. Superato il Lokomotive Lipsia grazie al bomber inaspettato Giovanni Francini, autore di due reti tra andata e ritorno, gli ottavi di finale vedono il Napoli di fronte al Bordeaux, regolato grazie all'1-0 in Francia. Nei quarti, la sfida è quella di una vita per il popolo azzurro: la Juventus. I bianconeri vincono l'andata a Torino per 2-0 ma vengono ribaltati nella gara di ritorno, ai tempi supplementari, per i gol di Maradona, Carnevale e Renica, recriminando per una rete regolare annullata a Laudrup dopo pochi secondi. Il Napoli va così in semifinale, dove piega per 2-0 il Bayern Monaco con le reti di Careca e Carnevale. E con il 2-2 ottenuto in Baviera si guadagna la finale contro un'altra tedesca, lo Stoccarda di un giovane Jürgen Klinsmann.

L'andata del San Paolo si mette subito male: Gaudino porta in vantaggio i biancorossi sfruttando una papera di Giuliani, ma il Napoli esalta il suo pubblico con un'altra rimonta e rende meno problematico il ritorno con un rigore di Maradona e una rete da puro bomber d'area di Careca. A Stoccarda il protagonista è l'ultimo arrivato tra le fila azzurre. Alemão (chiamato così in Brasile per le sembianze tedesche, tra capelli biondi e baffi) unisce la grinta da mediano europeo alla fantasia sudamericana, e lo fa vedere nel gol che apre la cassaforte tedesca: cavalcata solitaria di metà campo, scambio tutto brasiliano con Careca e chiusura morbida a beffare il portiere. Klinsmann ridà speranza ai 60mila del Neckarstadion ma a spegnerle è il gol rabbioso di Ciro Ferrara, servito da un assist di Maradona, capace di disegnare cross perfetti anche di testa da 20 metri. Il difensore scoppia a piangere, da napoletano immagina cosa starà succedendo a casa sua, a migliaia di chilometri di distanza. A suggellare il trionfo ci pensa il tris in contropiede di Careca, che trova il tempo di chiudere con un dolce pallonetto malgrado la febbre a 40. Quella della città, invece, sale alle stelle: nonostante la parziale rimonta tedesca (3-3), i tifosi non aspettano la fine e scendono in piazza a festeggiare un grande Napoli, che per la prima volta si è inserito tra le grandi del calcio europeo

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