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Allegri, un anno fa l’ultima gara come allenatore della Juventus

Il 26 maggio 2019 terminò ufficialmente l’esperienza sulla panchina bianconera del tecnico livornese, che adesso è pronto a un’avventura straniera

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Era il 26 maggio 2019 quando Massimiliano Allegri salutava ufficialmente la Juventus dopo cinque stagioni trionfali. Dopo quel Sampdoria-Juventus 2-0, ultima giornata di un campionato stravinto dai bianconeri, il tecnico livornese ha iniziato il suo personale anno sabbatico che, almeno simbolicamente, terminerebbe proprio oggi. Ora, dopo tanti successi in Italia, Allegri è pronto a una nuova avventura come allenatore di una squadra straniera.

Juventus, tutti i trofei vinti da Allegri

2014-15: primo scudetto

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Il giorno in cui venne annunciato come nuovo allenatore della Juventus molti tifosi avevano storto il naso, soprattutto tra quelli che si erano radunati sotto la sede bianconera per contestare l’arrivo del tecnico. Era il 16 luglio 2014 e, nemmeno 24 ore prima, al termine del secondo giorno del ritiro estivo, Antonio Conte annunciava in un video la risoluzione consensuale con il club e da lì a qualche giorno sarebbe diventato il nuovo ct della Nazionale italiana, in caduta libera dopo la debacle ai Mondiali del Brasile. Massimiliano Allegri aveva solamente due “difetti”. Il primo era quello di succedere a una bandiera della Juventus che, come allenatore, aveva risollevato una squadra reduce da due settimi posti consecutivi per farla tornare campione d’Italia per tre anni consecutivi; il secondo riguardava il suo fresco trascorso sulla panchina del Milan (con cui un contratto lo legava, perlomeno formalmente, fino 16 giorni prima), diretta contendente nella lotta per il tricolore nella stagione 2011-2012, il primo conquistato dai bianconeri dopo Calciopoli.

I cinque anni da allenatore della Juventus hanno largamente smentito tutti quelli che credevano poco nelle capacità del tecnico livornese. I risultati ottenuti durante il lustro di Allegri parlano chiaro: cinque scudetti, quattro Coppe Italia e due Supercoppe Italiane. Senza dimenticare il raggiungimento per due volte della finale di Champions League, obiettivo che la Juventus mancava dal 2003; forse l’unico vero grande cruccio per il conte Max, che è dovuto soccombere due volte nel capitolo conclusivo del più importante torneo europeo per club. La prima volta fu a Berlino contro il Barcellona, nel 2015, dopo avere eliminato in semifinale il Real Madrid; la seconda avvenne due anni più tardi a Cardiff contro i blancos, dopo avere fatto fuori ai quarti di finale i blaugrana. Nelle altre tre circostanze la Juventus è stata beffata in pieno recupero da Bayern Monaco e Real Madrid (rispettivamente agli ottavi del 2016 e ai quarti del 2018), prima dell’ultima netta eliminazione subita contro l’Ajax di De Ligt, che è stato il vero punto di rottura con la società.

Per il resto, in campo nazionale non c’è praticamente mai stata discussione. Cinque campionati vinti su cinque (portando, al momento, a otto la striscia di scudetti consecutivi della Juventus) sono a dir poco eloquenti. Di questi, tre sono stati portati a casa sostanzialmente senza partita; più sofferti invece quello del 2015-2016, suggellato da una clamorosa rimonta in classifica dopo una partenza a handicap (12 punti nelle prime dieci giornate), e del 2017-2018 al termine di un estenuante testa a testa contro il Napoli del futuro juventino Sarri. Con 11 titoli Allegri è dietro soltanto a Trapattoni (14) e Lippi (13) come allenatore juventino più vincente. Ma i successi di Max non sono soltanto legati al destino dei bianconeri. In cinque anni il tecnico livornese ha vinto tre delle quattro edizioni della Panchina d’oro, riservato al miglior allenatore del Campionato di Serie A della stagione precedente, e un Premio Enzo Bearzot, assegnato da una giuria composta da rappresentanti delle maggiori testate sportive italiane.

All’apparenza pacato, quando esplodeva Max Allegri è stato una furia. Lo ricorderanno bene gli spettatori di Carpi-Juventus, che nel dicembre 2015 hanno potuto assistere dal vivo allo show del tecnico livornese che, in preda all’ira per un pericolo di troppo corso dalla propria difesa, si tolse il cappotto e lo scagliò con forza all’indirizzo della sua panchina. Stessa scena ripetuta due anni dopo in una gara casalinga contro la Spal. Anche in conferenza stampa Allegri non è stato da meno, soprattutto negli ultimi mesi, arrivando a litigare in diretta anche con alcuni opinionisti tv. Emblematico l’episodio nella sala stampa di Ferrara, dopo la gara contro la Spal dell’aprile 2019, quando il tecnico livornese rispose, con una metafora ippica, ad alcuni giornalisti che gli fecero notare la non brillantezza della sua squadra. “Corto muso”, fu la sua provocazione, riferendosi al modo con cui intendeva vincere il campionato, come a dire: “basta essere anche di poco avanti”. Un atteggiamento che rispecchia pienamente la filosofia di gioco dell’allenatore e che è stato tra i motivi di divergenza definitiva con la dirigenza bianconera, soprattutto con Pavel Nedved.

Nonostante le critiche, però, Massimiliano Allegri è stato un gigante, destinato a essere ricordato nella storia della Juventus per le doti da mister che ha indubitabilmente dimostrato. A un anno esatto dall’ultima partita come allenatore bianconero, “Acciuga” merita adesso di occupare la panchina di qualche altra big nell’elite del calcio europeo; luogo dove ha dimostrato ampiamente di potere competere.