Ogni generazione di calciatori ha avuto il suo bad boy, quel calciatore che ‘è stato fortissimo, ma se non si fosse comportato così…”. Paul Gascoigne, senza dubbio, rientra in questa categoria ma ha conservato una particolare unicità che lo ha reso simbolo trasversale di come un talento innato per il calcio possa essere in qualche modo buttato via in un mare di eccessi.
Eppure Gazza non ha mai lasciato brutti ricordi, in qualunque squadra sia stato: Newcastle, Tottenham, Lazio, Rangers, Middlesbrough, Everton, tanti lo ricordano ancora con grande affetto. Su di lui, che oggi compie 53 anni, gli aneddoti sono moltissimi, ma si sprecano anche le notizie negative (l’ultima è di pochi giorni fa, quando la fidanzata Wendy Leech lo ha lasciato dopo che il Daily Star aveva pizzicato l'ex campione a bere birra da un suo amico, nonostante il lockdown). Quasi ci si è dimenticati, per questo, di quanto Gascoigne fosse davvero forte sul campo da gioco.
Il calcio per ‘Gazza’ è una via di fuga dalle difficoltà della vita: cresciuto nel quartiere popolare di Gateshead, città a pochi minuti da Newcastle, Paul ha a che fare sin da giovanissimo con gravi problemi economici e familiari. Con la palla ai piedi, però, tutto cambia: se ne accorgono gli scout del Newcastle United, che gli danno la possibilità di completare la trafila delle giovanili e farlo esordire in First Division, se ne accorge il Tottenham, che lo acquista nell’estate del 1988 e con lui torna nelle parti nobili della classifica, se ne accorge il ct inglese Bobby Robson, che lo convoca per i Mondiali di Italia ‘90. Durante le ‘Notti magiche’ Gazza è uno dei protagonisti, ma l’immagine simbolo che lo riguarda sarà il fiume di lacrime dopo il cartellino giallo nella semifinale contro la Germania, una sanzione che gli avrebbe impedito di giocare la finale (comunque non raggiunta dagli inglesi, sconfitti ai rigori). La carriera, comunque, è in ascesa e nel 1991 Gascoigne vince la FA Cup con la maglia degli Spurs. Proprio in quella finale, però, Gazza si fa male, molto male. Il ginocchio fa crac, serve un anno di stop. L’estate successiva arriva comunque l’interessamento della Lazio: sia Gascoigne sia i biancocelesti hanno lo stesso obiettivo, tornare in alto dopo un momento difficile. L’accordo è finalizzato nell’estate 1992 e a Roma capiscono subito che il personaggio è molto particolare. Gli aneddoti su di lui sono innumerevoli: rivolge appena arrivato un complimento non esattamente elegante alla figlia dell’allora presidente Sergio Cragnotti, risponde alle interviste in maniera tutt’altro che convenzionale (una volta addirittura con un rutto), si rende protagonista di scenette ai limiti dell’inverosimile, come quando si presenta nudo a pranzo in albergo davanti a tutti i compagni di squadra dicendo all’allora tecnico Dino Zoff: “Mister, mi hanno detto che mi cercava subito, non ho fatto in tempo a vestirmi”.
Il 29 novembre 1992 diventa però il re dell’Olimpico: a quattro minuti dalla fine segna il suo primo gol italiano proprio nel derby contro la Roma, una rete che vale il pareggio finale. Diventa idolo incontrastato della tifoseria ed è protagonista del quinto posto finale, miglior risultato in Serie A dal lontano 1977. L’anno successivo problemi di forma fisica (Zoff gli impone una pausa per perdere peso: un periodo dal quale tornerà ingrassato) e soprattutto un grave infortunio in allenamento, causato da un contrasto con il giovane Alessandro Nesta, segnano praticamente il passo d’addio al calcio italiano: nel 1994/95 gioca solo quattro partite e saluta la compagnia trasferendosi ai Rangers.
In Scozia, Gazza torna protagonista assoluto: nel 1995/96 vince campionato e coppa, riconquistando un posto nella nazionale inglese. A Euro 96 è tra i più attesi ma alla fine il risultato è uguale a quello dei Mondiali del ‘90: l’avventura inglese si spegne in semifinale, ai rigori, contro la Germania. Nel 1997/98 fa la conoscenza, ai Rangers, di un giovane ragazzo calabrese arrivato dal Perugia: Gennaro Gattuso. L’attuale tecnico del Napoli lo ricorda ancora con grande affetto per l’aiuto ricevuto per ambientarsi in una realtà come quella di Glasgow, molto diversa dall’Italia, ma anche per gli inevitabili scherzi. Famigerato, in questo senso, l’episodio dei bisogni fatti nei calzettoni, raccontato dallo stesso Gattuso in un’intervista di qualche tempo fa. A marzo 1998 Gascoigne torna in Inghilterra e aiuta il Middlesbrough a conquistare la promozione in Premier League. Resta al Boro per altre due stagioni, ma è qui che inizia il declino. In questo periodo, infatti, inizia una complessa riabilitazione, il calcio non basta più a tenere Gazza lontano dai suoi demoni. Nel 2000 passa all’Everton, dove si fa ben volere dalla tifoseria ma non incide a causa dei soliti, maledetti, ‘fattori esterni’. Negli anni successivi fa una comparsata al Burnley, prova l’esperienza di allenatore-giocatore al Gansu Tianma in Cina, poi tenta l’avventura, sempre da player-coach, nelle serie inferiori inglesi, al Boston United: in queste ultime tre esperienze racimola però appena 18 presenze complessive e nel 2004 decide di ritirarsi definitivamente.
Da allora, senza più il campo a fare da ‘freno’, Gascoigne fa parlare di sé esclusivamente per i suoi eccessi e per i suoi problemi: ogni tentativo di redenzione sembra puntualmente essere frustrato da una nuova ricaduta. Eppure, nonostante la notizia degli ultimi giorni, la speranza di vederlo rialzarsi una volta per tutte non è svanita. Agli auguri di buon compleanno non può che aggiungersi l'augurio di una ritrovata serenità. Stavolta senza ricadute.