Nel mirino c'è sempre Gianni Infantino, presidente della Fifa. Ad attaccarlo prima Michel Platini, poi Sepp Blatter, gli uomini che hanno giudato il calcio europeo e mondiale prima di cadere sotto i colpi degli scandali che li hanno travolti e costretti a lasciare le rispettive poltrone. Oggi, a cinque anni dalla sua defenestrazione (le dimissioni furono rassegnate il 2 giugno 2015) torna a parlare proprio Blatter, di cui Infantino ha preso il posto al vertice della Federazione Internazionale che l'84enne dirigente svizzero ha guidato per 17 lunghissimi anni, a partire dal 1998. E le parole dell'ex padrone del calcio mondiale - rilasciate all'agenzia svizzera ATS - sono decisamente pesanti: "Infantino - ha dichiarato - ha voluto rendere il calcio un'enorme macchina da soldi, portando la Coppa del Mondo a 48 squadre, il Mondiale femminile a 32 e quello per club a 24. Ma è impossibile rendere tutto più grande e subito. Appena preso il potere è stato affetto da megalomania".
Parlando di sè, e difendendosi, Blatter continua a definirsi una vittima del sistema: "Mi sono dimesso per la pressione degli Stati Uniti. Hanno detto che doveva saltare la testa. Io ho rimesso il mio mandato e improvvisamente la FIFA non era più un'organizzazione mafiosa per la magistratura statunitense. E sembra che Infantino si sia aperto la strada verso la presidenza grazie ai contatti con il procuratore federale Lauber. Platini è stato fatto fuori per aver venduto il suo voto in favore dei Mondiali in Qatar, eppure ora nessuno ha intenzione di spostarli. Si sarebbero potuti svolgere in Inghilterra, Germania, Giappone o negli Stati Uniti. Io stesso avevo proposto gli USA ma, se così fosse stato, la storia mi avrebbe dato ragione".