Lunedì 8 giugno le 14 squadre di Serie A1 e le 19 di A2 esprimeranno il proprio voto per decretare chi sarà il Presidente di Lega Pallavolo Serie A Femminile per il prossimo triennio. Per l’occasione, abbiamo coinvolto i due candidati per dar vita ad un serrato faccia a faccia virtuale: Mauro Fabris e Roberto Ghiretti rispondono alle nostre domande.
Su cosa intervenire nell'immediato da martedì 9 giugno?
- FABRIS: “Dobbiamo subito definire data e sede dell’overture della Serie A, ovvero la Supercoppa di A1, speriamo fine agosto o inizio settembre. Poi i calendari di A1 e A2. E per consentire ai club di iscriversi e programmare serenamente il futuro dobbiamo individuare modalità per aumentare i ricavi e ridurre i costi, a partire dalle tasse gara. Ad esempio, dovremo finalmente capire dalla Federazione se vuole o meno contribuire a sostenere l’eccellenza della pallavolo femminile italiana, la sua vetrina, la Serie A. L’anno scorso le nostre società di A1 e A2 hanno versato 680mila euro alla FIPAV. Quest’anno, da chi vive quasi esclusivamente di finanziamenti pubblici e versamenti delle società, ci aspettiamo un gesto di responsabilità. Sul fronte ricavi stiamo anche lavorando sull’approvazione della norma proposta nel DL Rilancio per la defiscalizzazione delle sponsorizzazioni sportive, insieme con altre Leghe: pallavolo maschile, pallacanestro e calcio Lega Dilettanti. Ci aspettiamo che nel decreto venga inserita questa defiscalizzazione, che dovrebbe consentire agli sponsor dei club di aver un vantaggio fiscale. Lavoreremo poi sulla visibilità: ci sarà la TV anche per l’A2, senza costi come abbiamo garantito l’anno scorso per l’A1. Queste sono le cose principali”.
- GHIRETTI: “Nell’immediato c’è da ragionare sul tema televisione e capire il mercato: a mio avviso ci sono enormi spazi di manovra che sono in grado di portare risorse ingenti alla Lega. Credo che la Lega debba riprendere in mano il suo destino sul piano televisione, OTT, quotidiani e tutta la comunicazione sottostante. Poi dobbiamo studiare la partenza di una strategia di marketing efficace, che possa portare spettatori (quando si potrà ovviamente) e risorse. Penso a un evento di apertura non faraonico, ma molto efficace, che consenta una ripartenza con il botto. Sogno una Final Four di Supercoppa a Venezia, se ci saranno le condizioni. Vorrei anche che alla Serie A2 vengano dedicate 3 pagine al mese di un importante quotidiano nazionale, così da concederle la visibilità che merita. C’è infine da ricucire una spaccatura profonda tra le società, sarà anche questa una delle primissime cose da fare”.
Qual è l’aspetto più importante su cui investire nel triennio per portare ancora più in alto il volley femminile?
- FABRIS: “Partiamo da un dato: la Serie A femminile ha raggiunto un livello mai conosciuto prima. Quando sono arrivato in Lega, dove trovai il mio avversario di ora, Ghiretti, che faceva da anni il consulente per la comunicazione, tutti sappiamo qual era la situazione. Incolore, ferma, litigiosa. Spesso opaca. Era l’epoca delle doppie sponsorizzazioni. Ora l’abbiamo ripulita dal doping amministrativo di chi taroccava i campionati. Risanato i bilanci. Le abbiamo dato un’identità precisa, ad esempio con il tappeto rosa. Una visibilità che non aveva, ad esempio con una TV di Lega propria, con una serie di eventi di straordinario livello. Così abbiamo attratto nuovi investitori. E il futuro non potrà che essere ancora questo: attrarre nuovi investitori, sfruttare di più la visibilità sui nuovi media, aprirsi. Io sono un esterno, non vivo di sport, nemmeno vengo pagato come presidente di Lega. Ma lavorando nel mondo delle imprese e accanto a imprenditori conosco quello che è l’interesse che molti di loro possono avere rispetto al veicolo dello sport. Il futuro quindi riguarda la possibilità di dare un’ulteriore visibilità alla nostra Serie A attraverso il binomio “eventi ed eroine”. Gli eventi sono il grande spettacolo della Serie A1 e della Serie A2, che è molto cresciuta. Uno spettacolo da portare sulla TV e sul web ancora più del passato. Siamo stati uno dei primi movimenti, se non in assoluto il primo, a creare una nostra web TV, LVFTV appunto. Gli accordi fatti di recente ci hanno permesso poi di trasmettere le partite dello scorso campionato in chiaro sulle piattaforme OTT. Questo resta l’obiettivo del futuro: attraverso gli eventi del campionato e le eroine, che sono le nostre straordinarie campionesse, dare ancora di più alla Serie A quell’immagine e quella forza su cui è cresciuta. Su questo ci giochiamo il futuro. Non possiamo rovinare tutto, in tempi tragici e difficili come quelli del COVID-19 tornando al come eravamo”.
- GHIRETTI: “Nel lungo termine queste cose diventeranno il must. Televisione, marketing e pubblico sono le tre linee guida. Poi si lavorerà sul mondo donna, principalmente donna-pallavolista. Stiamo parlando di un bacino di alcuni milioni di donne che hanno giocato a pallavolo (tra figlie, mamme, zie, nonne). Se poi a questo si aggiungono anche i maschi, raggiungiamo diversi milioni di italiani. Le strategie viaggiano su queste linee. Non però per restare chiusi lì, ma per renderla poi una straordinaria base su cui costruire ulteriori sviluppi in altre aree. Questo è il punto focale. La Lega e le sue società devono essere artefici del proprio destino e credo che possa lavorare tanto e bene su questa prateria”.
Quando si tornerà in campo e come lo si farà? Le atlete saranno sottoposte a tampone periodico?
- FABRIS: “La Supercoppa sarà il segno della rinascita della Serie A. Come lo faremo non dipende da noi, chi dice cose diverse imbroglia. Dipenderà da quanto ci imporranno le istituzioni pubbliche e anche la Federazione, che ad oggi ha fatto un protocollo per giocare (per fortuna già modificato) che rende impossibile la ripresa, che mette responsabilità inaccettabili sulle spalle dei club. Questo gioco dello “scarica barile”, come successo quando abbiamo dovuto noi chiudere il campionato con CONI, Federazione e Governo che non hanno preso una posizione chiara, deve finire. Se le autorità ce lo consentiranno giocheremo a porte aperte, ma le condizioni devono essere accettabili. E in caso di porte chiuse, la Federazione deve modificare ancora, alla luce della evoluzione del controllo sulla pandemia, il suo protocollo in modo da consentirci di fare una partita vera, non una partita a scacchi con le norme e i codici che ci vengono imposti. Per quando riguarda i tamponi, non si può chiedere alle Leghe e ai club la gestione delle problematiche sanitarie. Non esiste”.
- GHIRETTI: “Si deve ripartire in sicurezza mettendo mano all’ordinamento e al format dei campionati per non dover lasciare indietro nessuno. Le regole di oggi (che per esempio permettono la riapertura del calcio a costi milionari) non saranno le stesse il mese prossimo né tantomeno a settembre. Dobbiamo organizzarci pensando al futuro, e per questo avere un piano A (che al momento prevede le porte chiuse), un piano B e un piano C. Sui tamponi periodici per le atlete deve essere creato con Federazione, Lega maschile e istituzioni un organo con il quale dare regole sostenibili. Dobbiamo capire anche quanto costa la ripartenza. Come dice Battisti, “lo scopriremo solo vivendo”, ma dobbiamo anticipare: per questo serve un piano A, B e C, in base alle situazioni che man mano emergeranno. Insieme vediamo di costruire un percorso, dovremo essere pronti a cambi in corsa, non credo a format scritti sul marmo. La ripresa è un happening che non dobbiamo vivere passivamente, ma attivamente”.
In che modo sarà rivista la posizione giuridica delle atlete?
- FABRIS: “Non dipende da noi. La posizione giuridica dipende dalle norme generali che regolano i rapporti di lavoro. Tre anni fa, in sede di riforma della legge sullo sport, avevamo portato assieme ad altre leghe (tra cui quella di volley maschile) il tema della creazione una figura terza, tra il professionista e il dilettante: un semi-professionista che andrebbe a definire anche delle garanzie a tutela delle atlete in termini previdenziali e non solo. Ci siamo battuti anche per avere il fondo per la tutela della maternità delle giocatrici. Conegliano qualche anno fa ha vinto il campionato con ben 4 mamme in campo. Perché le nostre campionesse sono atlete, ma soprattutto donne e hanno diritto alla tutela della propria vita privata e personale. Ma io continuo a pensare a forme che anticipino questo, a forme di tutela autonome, su base volontaria. Continuerò a proporre un fondo di solidarietà per le atlete da usare nel caso in cui le società vadano in default o in crisi economica. Un fondo con un contributo dell’1% sul valore dei contratti da parte delle giocatrici e dell’1% da parte dei club. Un aiuto concreto da costruire, soprattutto dopo l’esperienza del coronavirus. Anno per anno, considerando il monte stipendi tra A1 e A2, avremmo oggi un fondo sufficiente a garantire qualsiasi rischio d’impresa per quanto riguarda i club e le atlete che a volte scelgono di andare a giocare in realtà complicate. Le atlete però non hanno risposto in passato a questa mia proposta e questo mi dispiace perché hanno perso un’occasione, speriamo ci ripensino. Tantomeno hanno risposto i loro procuratori, e questo mi porta a una sola conclusione: che a pensare alla posizione giuridica dovrebbero essere per prime le atlete stesse e i loro procuratori. Io rappresento il sindacato dei club, anche se mi preoccupo di quello che è il nostro patrimonio e cioè le atlete. Quindi, devono venire risposte dalla politica, dalle istituzioni e dalle dirette interessate”.
- GHIRETTI: “Ci sono atlete che guadagnano 10mila euro l’anno e atlete che guadagnano decine o centinaia di migliaia di euro. Queste sono già due figure diverse in qualche modo. Negli anni ’90 avevo studiato la forma del tertium genus, una figura che non è professionista, ma neanche dilettante. Non credo che in poco tempo si possa risolvere, ma abbiamo un’occasione importante per lavorarci: non introdurre questa terza figura sarebbe negativo. La pallavolista con il suo stipendio non è come il calciatore, e non lo sarà mai, inutile pensare a voli pindarici. Dobbiamo tutelare le ragazze facendole crescere, farle diventare nostri ambassador, aiutarle a formarsi, aiutarle a prendere coscienza dei loro diritti e doveri. In questa logica è importante la creazione di un’associazione atlete che possa fare da rappresentanza. Se ci fosse, sarebbe una controparte naturale molto forte con la quale creare un dibattito serio sui diritti e sui doveri, compresa la tutela economica e sanitaria, e il riconoscimento del loro status. Anche per le atlete che diventano mamme. Il tema vero è lo status: da lì nasce la tutela sanitaria, economica e in tutti gli altri aspetti”.
C’è intenzione di aumentare il dialogo e migliorare i rapporti con la Lega maschile e la FIPAV in un’ottica di collaborazione?
- FABRIS: “I risultati parlano chiaro. Con la FIPAV abbiamo messo in campo il Club Italia, unico movimento al mondo che ha un club della Federazione dentro il massimo campionato. Ma al tempo stesso, in cambio, abbiamo ottenuto che si confermino le straniere in campo. Non conta come si conduce il confronto o lo scontro, contano i risultati. Siccome mi sono battuto e continuerò a battermi da uomo libero, perché non vivo di sport e non ho contratti con la Federazione, continuerò a rappresentare gli interessi dei club, come loro mi dicono di fare. Per questo, con il Presidente Mosna della maschile, mi sono dimesso per protestare contro certe scelte fatte alle nostre spalle e sulle nostre teste dalla Federazione. Per difendere le società della Serie A, mica per difendere un mio interesse. E il confronto libero con la Federazione ha portato risultati. A loro e a noi. Come dimostra la stagione straordinaria con il Triplete in Europa e Conegliano campione del mondo, e la Nazionale cresciuta nella nostra Serie A, che è tornata competitiva, vice-campione del mondo e che potrà giocarsi le Olimpiadi con un ruolo di tutto rispetto. Perché allora cambiare? È una polemica strumentale. I risultati parlano chiaro: è un meccanismo che funziona. Con la FIPAV dobbiamo parlare in fretta di calendari e di taglio delle tasse gare (su cui ancora non ha detto nulla). Ci confronteremo dunque come sempre, sapendo che ognuno deve difendere i propri interessi, ma senza essere sudditi, nel rispetto reciproco dei ruoli.
Con la Lega maschile negli ultimi tempi si è creato un rapporto eccellente, sia prima con Mosna che ora con Righi che si dimostra già un presidente davvero capace. Abbiamo già fatto insieme alcune iniziative come quella sulla defiscalizzazione delle sponsorizzazioni sportive. Continueremo a lavorare senza problemi, c’è un’ottima sintonia”.
- GHIRETTI: “Un motto della chiesa, che vive da millenni, è cor unum et anima una (tradotto: un cuore ed un'anima sola). Partirei da questo: la pallavolo è unica, non è maschile o femminile. C’è la pallavolo, formata da un unico cuore. Il consiglio federale viene eletto da tutta la pallavolo. Possiamo essere simpatici o antipatici, ma dobbiamo andare d’accordo per forza, costruire un modello condiviso, trovare l’intesa e remare tutti nella stessa direzione. Andare d’accordo è un dovere. Poi ci sono i personalismi e molte volte un po’ di “problemi d’udito” da parte di tutti: serve la capacità di ascoltare. Se questo avverrà, il percorso e le modalità le si troveranno. Insieme abbiamo una massa critica abnorme, se sparpagliati sbagliamo”.
Un ultimo messaggio per giocatrici, società e tifosi.
- FABRIS: “Abbiamo creato una grande realtà che viene definita come “il campionato più bello del mondo”. Abbiamo un movimento in salute, con investitori importanti e altri che vogliono entrare. Abbiamo una visibilità mai avuta prima, ma siamo precipitati in una situazione di grave emergenza da pandemia. Sapremo però superare alla grande anche questa. Perché abbiamo i progetti e l’energia per farlo. Ma non si può tornare indietro “al piccolo mondo antico”, chiuso e autoreferenziale, della Serie A dei soliti noti, di 12, 20, 30 anni fa. Quello era un movimento ripiegato su sé stesso. Finito. La Serie A femminile invece merita di crescere ancora”.
- GHIRETTI: “Ho detto chiaro e forte quello che è il percorso da intraprendere: la Lega si riappropria di sé stessa. Con trasparenza e democrazia, pari dignità tra A1 e A2. Poi ci sono risorse, esigenze e problematiche diverse, ma pari dignità. Potrei dire “soldi e TV a tutti”. Non prometto né il girone unico di A2 né il blocco delle retrocessioni, perché sono abituato a mantenere quello che dico. Io ho detto, invece, mettiamo mano all’ordinamento e al format dei campionati. Il come lo decidiamo insieme, perché in questo momento è fondamentale restare insieme. Non sono il mago della pioggia e delle promesse elettorali. Ciascuno avrà il suo. Se cresceremo, tutti avranno un beneficio. Se saremo capaci di riappropriarci del nostro destino e di trovare una modalità nuova per valorizzare il nostro prodotto. Prometto sangue, sudore e lacrime, ma anche un futuro alla fine della strada molto diverso da quello di oggi. È anti-politico? Può darsi. È anti-elettorale? Può darsi. Io sono questo però. Credo che la pallavolo meriti di più e ora è il momento di dimostrarlo e mettersi tutti in discussione. C’è chi fa promesse, c’è che dice mettiamoci in discussione. Alla fine della strada c’è una valle in cui possiamo tutti insieme vivere una vita migliore. Per me è il primo impegno assoluto. Un dato è certo: appena finita l’assemblea, chi governerà dovrà ricucire una spaccatura profonda. In trasparenza, cambiando gli attuali modelli operativi. La pallavolo è oggi lo sport al femminile più amato e più praticato in Italia. È un patrimonio enorme che dobbiamo certamente arricchire e non disperdere”.