Novak Djokovic è l'indiscusso numero 1 del tennis mondiale. La sua classe, il suo carisma e la sua generosità (anche in periodo di coronavirus) sono fuori discussione, la rivalità con Roger Federer e Rafa Nadal ha monopolizzato l'ultimo decennio abbondante del tennis mondiale e contribuito a scrivere pagine indelebili. Fuori dal campo, però, negli ultimi due mesi è incorso in più di un doppio fallo, suscitando aspre critiche tra i colleghi e suscitando diverse polemiche per il suo atteggiamento nei confronti del coronavirus, il male che ha sempre sottovalutato e che oggi ha colpito anche lui, insieme alla moglie Jelena.
A scatenare il putiferio è stata la sua presa di posizione no-vax ad aprile, quando in Europa la pandemia era al culmine e migliaia di persone morivano ogni giorno in ospedali e case di riposo, con i sistemi sanitari nazionali quasi al collasso. “Personalmente sono contrario alle vaccinazioni e non vorrei essere forzato da qualcuno a prendere il vaccino per poter viaggiare - aveva dichiarato in una chat di Facebook che includeva diversi atleti serbi - Cosa farò se diventa obbligatorio? Dovrò prendere una decisione. Ho le mie idee a riguardo. Non so se cambieranno a quel punto”.
Parole aspramente criticate dai colleghi, in primo luogo Rafa Nadal, che purtroppo sono anche state seguite da comportamenti censurabili e al limite. Dopo un paio di settimane di silenzio, a inizio maggio un video postato dal campione serbo su un campo in terra battuta nei pressi di Marbella ha fatto storcere il naso a qualcuno, dal momento che in Spagna erano state appena allentate le misure restrittive della libertà di movimento, permettendo l’attività sportiva da parte di atleti, ma gli impianti per la pratica dello sport non erano ancora stati riaperti, per cui non si comprendeva come avesse fatto Djokovic ad avere accesso alla struttura mostrata nel video.
Tennis: Djokovic ignora il distanziamento sociale
Una settimana dopo, una diretta social con Chervin Jafarieh, fondatore della società immobiliare Blaqk Diamond Group e appassionato di filosofie orientali, ha riacceso la miccia. Perché durante il colloqui, Jafarieh si è lasciato scappare che la pandemia di coronavirus è “un periodo eccitante per essere vivi”, senza nessuna reazione da parte del numero 1 del mondo, che si è lanciato nella spiegazione di teorie per lo meno originali, di certo poco scientifiche come quella di poter cambiare le proprietà molecolari dell’acqua solo con le emozioni: “Se hai pensieri ed emozioni specifiche, nel caso siano pensieri felici, buoni pensieri, questi creano una struttura molecolare che ha un geoprisma basato sulla geometria sacra, il che significa che c’è equilibrio. Al contrario, quando si dà all’acqua dolore, paura, frustrazione o rabbia, quell’acqua si rompe”.
A dir poco censurabile, poi, quanto avvenuto il 26 maggio, quando Nole è andato a trovare una squadra di pallavolo in Serbia, distribuendo abbracci alla squadra e ignorando, così, il distanziamento sociale praticato in gran parte del mondo.
Poi la decisione di organizzare l'Adria Tour, una serie di tornei nei Balcani con finalità benefiche. Un'iniziativa lodevole, peccato che non siano state garantite nemmeno le minime misure di sicurezza sanitaria. A partire dalla partitella di calcio a Belgrado a cui hanno preso parte diversi colleghi, come Thiem, Zverev, Troicki, Krajinović, Lajovic, Kuzmanovic e Dzumhur. Nella squadra di Nole c'era anche l'attuale tecnico del Partizan ed ex attaccante del Parma Savo Milosevic. Tanti sorrisi, gol, ma soprattutto il mancato rispetto del distanziamento sociale. A far discutere erano state anche le immagini che immortalavano Djokovic festeggiare con altri tennisti in una discoteca serba. Nel filmato, diventato virale, si vedono lo stesso Nole, assieme a Thiem, Zverev e Dimitrov (il primo a rivelare la positività al Covid) scatenarsi nel locale "Lafayette Cuisine Cabaret Club" di Belgrado, tra balli e cori, senza alcuna precauzione.
Solo qualche giorno prima la dura presa di posizione contro il rigido protocollo sicurezza degli US Open: "Dovremo dormire in alcuni hotel vicino all'aeroporto e dovremo essere testati due-tre volte alla settimana. Avremo il diritto di portare con noi soltanto una persona. Con queste restrizioni è praticamente impossibile giocare".
Nel corso dell'Adria Tour, centinaia di spettatori si sono riversati sugli spalti, senza mascherine e senza rispettare il distanziamento sociale, come se nulla fosse accaduto e il Covid-19 non fosse mai esistito. Leggerezza che ha messo a rischio la salute di diversi colleghi, ma non solo. Un comportamento inaccettabile, che macchia indelebilmente la sua immagine. Perché mai come in questo caso, le scuse servono davvero a poco...