Con qualche ruggine, inevitabile dopo la lunga sosta, gli arbitri sono tornati in campo dando sensazioni tutto sommato positive: errori sì, ma nessuna svista clamorosa. Daniele Doveri ha ripagato la scelta di Rizzoli di designarlo per la finale di Coppa Italia tra Napoli e Juventus: metro uniforme e cartellini giusti. Ci si aspettava di più da Gianluca Rocchi, che di solito le trattenute in area le vede da sè e invece, in Bologna-Juve, ha bisogno del VAR Chiffi, che però lo tradisce con un criterio di chiamata alla review non uniforme, vedi contatto De Sciglio-Barrow. VAR non pervenuto nemmeno in occasione del giallo per Danilo, che doveva essere un rosso. Insomma, dall'arbitro numero uno in Italia ci si aspetta di più.
L'altro numero uno, Orsato, dopo qualche titubanza in Juve-Milan di Coppa Italia dimostra di essere al top in Atalanta-Lazio: non sbaglia niente e quando Patric fa gridare i nerazzurri al rosso per l'entrata su Gomez, usa le parole per calmare gli animi ("lo ha preso basso... a volte ci vogliono anche le spiegazioni, eh!"): spiegazioni accettate.
Giacomelli e Calvarese confermano di vivere una buona stagione, l'ultima purtroppo, per limiti di permanenza nella categoria. Ottimo il triestino nel vedere i due rigori di Genoa-Parma senza l'aiutino del VAR, preciso il fischietto di Teramo che in Roma-Samp si conferma abbonato ai gol viziati da mano in attacco: dura lex, sed lex, lui deve applicarla e lo fa dopo uno sguardo al monitor: il mani di Carles Perez invalida il gol di Veretout.
Sospeso il giudizio su Massa: il mani di Young merita un supplemento di indagine ma è compito del VAR Nasca invitare l'arbitro alla review... Nel finale scopriamo uno degli effetti delle porte chiuse: nel silenzio dello stadio vuoto, diventa difficile far finta di non sentire offese e bestemmie. Skriniar, appena espulso, ne paga le conseguenze con due giornate supplementari di squalifica.