Hai voglia a non parlare più di pazza Inter, togliendo di torno anche la canzone che per anni ha raccontato ciò che è questa squadra. L’Inter ha la follia nel DNA, inutile cercare di trasformare la storia centenaria nerazzurra. A Parma ennesima dimostrazione. Oh, non intoniamo peana e canti agli dei del pallone: stiamo parlando di una partita brutta, a tratti molto brutta, a spizzichi e bocconi bruttissima, comunque portata a casa. Nonostante un modulo che davvero faccio fatica a comprendere: la linea a tre contiana continua a balbettare paurosamente, non potendo contare sull’apporto dei due esterni ieri sera insufficienti gravi, almeno quelli che hanno iniziato. I ducali hanno svolto lo stesso compitino del Sassuolo, dieci dietro la linea della palla a coprire spazi e rendere zone ad alta traffico le possibile linee di passaggio nerazzurre, poi ripartenze velocissime con Candreva, D’Ambrosio (forse il meno peggio dietro insieme a de Vrij e non solo per il gol), Biraghi e Godin a vedere letteralmente i sorci verdi con Gervinho e Kulusevski lanciati nelle praterie interiste.
Il gol, al di là del solito orrore difensivo, è l’esatta immagine di una squadra che ci stava capendo praticamente poco o nulla. E, nonostante qualche buona trama offensiva dettata più dalla bontà dei singoli che non da un gioco spumeggiante, l’Inter ha rischiato in qualche circostanza di beccare il raddoppio. Il gioco partita incontro per il Parma non si è verificato e i nerazzurri sono rientrati negli spogliatoi con poche idee nemmeno valide ma sotto di una sola rete. Anche a inizio ripresa l’Inter ha spinto, dando però la sensazione di vivere più sulle “invenzioni” di tizio o caio piuttosto che arrivare in area avversaria con raziocinio e lucidità. Eriksen, in questo nuovo 3412 varato da Antonio Conte per inserirlo più velocemente, è un pesce fuor d’acqua. E il tanto desiderato equilibrio che il tecnico salentino va cercando in questa squadra in pratica non esiste: esiste, al contrario, una voragine in mezzo al campo dove i due mediani devono correre e correre e poi ancora correre inseguendo l’avversario di turno. Insomma, io capisco tutto: una cosa però vorrei chiederla a Conte. Andiamo oltre la vittoria, immeritatissima ma anche chissene di ieri: è dall’inizio del girone di ritorno che stiamo facendo fatica e spesso imbarchiamo acqua. Qualcosa di diverso ogni tanto no?