Oh, tranquilli, adesso arriva Conte e cambia tutto. Vedrai. Anzi, vedrete, dal momento che io ero il primo a pensarlo. Poi, lungo la strada, qualcosa ha cominciato a non andare, a non filare dritto come un fuso: i tentennamenti erano mascherati dalle vittorie, dalla famosa garra che se la chiamiamo furore agonistico forse fa meno figo però è più corretto.
Difesa ballerina, uomini fuori ruolo, affanni sulle ripartenze avversarie. Si, ma che vuoi, è un problema momentaneo, di assestamento, una volta imparati i meccanismi, i movimenti, tutto andrà a posto: basta un cicinìn di pazienza, la virtù dei forti - chi è più forte di noi interisti calcisticamente parlando - poi taaac, via a infastidire chiunque. Oh, sia chiaro, la squadra non era pronta per vincere fin da settembre, non è una scoperta di ieri, se no vale tutto e il contrario di tutto. D’altro canto, così sgombriamo il campo a eventuali sì ma tu difendi Conte, personalmente non ero pronto nemmeno al ruolo da comparsa di quarta fila, ciò che siamo attualmente, questo racconta la classifica. E la classifica non mente. Non meritiamo un punto più di quanti ne abbiamo. Alla resa dei conti non siamo né dinamite, né scintilla: per dirla tutta credo che nemmeno i giocatori sappiano cosa chiede loro Conte.
L’Inter non è una squadra come le altre. Non si viene a Milano pensando adesso cancelliamo Pazza Inter dalla memoria e si riparte verso nuovi successi: fosse bastato questo avremmo vinto molto più di quel che abbiamo in bacheca. Quindi, invece di focalizzarsi sulla trasformazione mentale dei calciatori, mi piacerebbe tanto poter comprendere l’arrovellarsi forzatamente su una difesa che non regge, una linea per la quale non abbiamo uomini adatti e adeguati. Io ho visto Skriniar giocare a pallone: non c’entra molto con quello attuale. E lo stesso discorso vale per Godin. O per Eriksen, a cui vanno dati palloni su palloni perché possa rifornire le punte, che non potrà mai fare il mediano o la mezzala pronta a rincorrere l’avversario di turno, immolato sull’altare di semplice schema di gioco. Poi, certo, Lautaro non sbaglia il rigore domenica o la appoggia a Sanchez per un gol comodo ieri sera e stiamo a parlare di altro. Però, davvero, non è un problema di singoli: è come stanno in campo a non convincere, incapaci di controllare la qualsivoglia partita. Aspettando il Torino lunedì prossimo.