Espanyol, la Serie B ora anche sul campo

Destino forse inevitabile per una squadra schiacciata dai cugini ricchi

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Era il 21 gennaio 2016 quando Chen Yansing, fresco proprietario cinese dell’Espanyol, prometteva: “Entro tre anni arriveremo in Champions”. Grandi prospettive per una grande proprietà, progetti interessanti sulla carta, finalmente un respiro internazionale (anche l’acquisto di un calciatore cinese, il primo nella storia della Liga, l’attaccante Wu Lei) per quella che unanimemente è ritenuta la seconda squadra di Barcellona.

Sono passati quattro anni, invece, e l’Espanyol non solo non è arrivato in Champions, ma è retrocesso in Segunda Divisiòn dopo 26 stagioni consecutive nella Liga. Un fracaso che in Spagna ha fatto parecchio rumore, ma che sembrava scritto visto l’andamento della squadra fin dall’inizio del campionato; culminato con l’ultima sconfitta che ha sancito il verdetto matematico, ironia della sorte nel derby contro il Barcellona.

A dire il vero in Europa l’Espanyol ci era arrivato, un anno fa. In Europa League, certo, ma poteva essere considerata una buona base di partenza per tentare un’ulteriore scalata. Settimo posto in campionato con un giovane allenatore rampante, Rubi, e un attaccante iconico da quasi 20 gol come Borja Iglesias, detto “El Panda”. Entrambi, però, nello scorso mercato estivo hanno fatto le valigie in direzione Siviglia, sponda Betis: certo, nelle casse del club catalano sono entrati 28 milioni, la clausola di rescissione dell’attaccante, ma la sensazione di aver lasciato un discreto vuoto è rimasta.