SERIE A

Serie A e rigori, nuova benzina sul fuoco delle polemiche: arbitri sempre più soli

Il braccio di bastoni non sanzionato a San Siro è solo l'ultimo esempio di difformità di giudizio nel nostro campionato

La regola della discordia continua a far discutere, ultimo caso quello di Bastoni in Inter-Torino sull’1-0 per i granata. Un rigore che poteva cambiare la storia del match, ma che Massa e Nasca, suo collega di Var, hanno deciso di non fischiare. Le difformità di giudizio continuano a gettare benzina sul fuoco di una polemica arbitri/addetti ai lavori con numeri, cifre e casistiche che forniscono ulteriori buone ragioni al partito degli indignati.

Nel weekend sia Gasperini sia Gattuso avevano rimarcato l’eccessiva severità dei nostri fischietti nell’applicazione delle norme rispetto al resto d’Europa e le statistiche parlano chiaro: oltre 50 rigori fischiati in Italia per fallo di mano contro i 47 della Spagna, i 18 della Germania e i 15 dell’Inghilterra. 

Tornando all’ultimo episodio, il braccio di Bastoni è in posizione naturale e attaccato al corpo, nessuna regola parla di arti da tenere necessariamente dietro la schiena, sarebbe quindi possibile lasciar correre. In realtà, però, è evidente come il difensore interista cerchi il contatto col pallone spostando il busto verso lo stesso, da qui la necessità di punirne l’intervento. 

Un caso simile a quello del dicembre 2017 in Crotone-Napoli, quando Mertens su calcio d’angolo controllò il pallone aiutandosi in maniera irregolare. Per l’arbitro Mariani in campo e per Doveri al Var il braccio del belga era attaccato al corpo, ma Rizzoli in seguito censurò la valutazione della squadra arbitrale, sottolineando l’atteggiamento non passivo del giocatore al momento del contatto. Interpretazione seguita alla lettera da Rocchi in Roma-Napoli di quest’anno per il tocco con il braccio di Callejon punito con il rigore. 

Siamo alle solite, arbitrare è difficile ma le nuove interpretazioni regolamentari è proprio il caso di dirlo… non hanno dato una mano ai nostri fischietti. Addirittura c’è chi ha deciso di passare dall’altra parte della barricata come l’ex internazionale Paolo Tagliavento, oggi vicepresidente della Ternana appena eliminata dal Bari nei playoff per la promozione in B dopo una sfida piena di casi arbitrali controversi: “Per anni ho faticato a comprendere le reazioni dei dirigenti, oggi mi rendo conto quanto sia complicato non reagire ad ingiustizie cosi palesi”. Una presa di posizione che lascia i suoi ex colleghi ancora più soli.

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