Chissà cosa sarebbe stato senza i pareggi con Sassuolo e Verona. O senza la partita, incredibile, regalata letteralmente al Bologna. Invece, guardando e riguardando le giocate del Nino Maravilla, al secolo Alexis Sanchez da Tocopilla, capoluogo della medesima provincia nella regione di Antofagasta, Cile, penso a malincuore alla sua assenza forzata: certo, coi se e coi ma non si va da nessuna parte, ma…ma se solo fosse stato disponibile chissà, oggi forse saremmo qui a raccontare un campionato diverso, un’Inter diversa, una stagione diversa.
Ecco, penso a questo piuttosto che ai punti lasciati colpevolmente per strada, orrori sui quali ci sarà da lavorare ma pegno da pagare per la crescita del gruppo, a riguardo ricordo le prime Inter di Bersellini, Trapattoni o Mancini, giusto per citarne qualcuna. Perché dite o pensate quel che vi pare, l’attuale proprietario della maglia numero 7 nerazzurra quando sta bene, fisicamente e mentalmente, è unico nel suo genere. L’uomo che da solo può farti vincere la partita. Inventa calcio, è un istrione del pallone, giocoliere nella mente e nel sangue, artista del prato verde.
Antonio Conte sceglie di continuare col 3412: non lo apprezzo, mica posso sempre essere d’accordo col Mister, ma il prosieguo dell’esperimento mi lascia pensare che nel futuro prossimo, parliamo di campionato 2020/21, la figura del trequartista o presunto tale è già considerata. E, nei miei pensieri di tifoso, quella è la posizione di Christian Eriksen, autore di una buona gara seppur ancora al piccolo trotto mentre Conte, dal danese, vuole – non chiede – maggior corsa e sacrificio. Questione di tempo, non di uomo sbagliato nel posto sbagliato: impressione personale, Eriksen non si muoverà da Milano come non si muoverà dal capoluogo lombardo il tecnico di Lecce.
L’Inter dei primi quarantacinque minuti è sufficiente: qualche buona intuizione, qualche giocata, il lampo di Sanchez per Candreva che stavolta la mette, poco altro. Nella ripresa, al contrario, qualche minuto per scaldare i motori poi i nerazzurri accelerano e per una Spal onesta ma poco altro non c’è più storia. Ogni volta che Alexis tocca il pallone mi sembra di sentire gli oohhh di meraviglia del pubblico per cotanta capacità e classe cristallina. Guadagna parecchio, il cileno, forse troppo: certo è che uno così cambia squadra e risultato finale, magari un piccolo sacrificio caro Marotta…
I ragazzi di Conte convincono. La Juve è lontanissima, ma il secondo posto si deve difendere: a cominciare da Roma.