Prima della ripresa post lockdown era considerata la vera data da segnare sul calendario della serie A. Poi è successo che la Lazio si è sciolta in modo imprevedibile e, anche se la Juve è quasi scomparsa dopo le prime quattro partite, Sarri si ritrova, grazie anche all'incostanza di chi sta dietro, a un passo dal suo primo titolo importante in Italia. La partita dell'Allianz Stadium, quindi, diventa il match che può chiudere il campionato ma solo da parte bianconera.
Detta così sembra che la Lazio sia la vittima da sacrificare sull'altare dello scudetto avversario. Non va dimenticato, però, che i biancocelesti hanno battuto la Juventus due volte su due (tra campionato e Supercoppa italiana) con lo stesso risultato: un 3-1 che non ammette molte repliche. Certo, i tempi erano diversi. Non tanto per la Juventus (splendida incompiuta e incomprensibile mix tra un gioco che si vede a sprazzi e giocatori anarchici sia a dicembre che ora), quanto per la squadra di Inzaghi, meravigliosa creatura fatta di accelerazioni improvvise e lampi di gioco in velocità trasformata, improvvisamente, in una squadra normale.
Nelle due vittorie stagionali sui bianconeri la Lazio ha saputo sfruttare le giocate di Luis Alberto, che oggi non ci sarà, per gli inserimenti di un Milinkovic-Savic tanto devastante allora quanto irriconoscibile adesso. Se a tutto questo si aggiungono l'assenza prolungata di Lleiva e un Immobile che ha perso il feeling stagionale con il gol, è facile capire perché la Lazio sia caduta in modo così pesante.
A proposito di bomber questa è anche la sfida tra Ciro, in testa alla classifica marcatori con 29 gol, e Cristiano Ronaldo, sotto di uno. Tra gli incroci magici dell'Allianz Stadium c'è anche quello tra i due allenatori. Simone Inzaghi è sempre stato tenuto in seria considerazione dalla dirigenza bianconera, prima che le scelte si orientassero altrove, mentre per Sarri è l'ennesima prova del nove per cercare di restare seduto su una panchina che gli sta sfuggendo ogni giorno di più.