Il Basaksehir e lo strapotere di Erdogan

Ha vinto il campionato, inaugurando una nuova fase del calcio turco

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Non del giallo e del rosso scuro del Galatasaray. Non del bianco e del nero delle ‘Aquile’ del Beşiktaş. Nemmeno del blu marino e del giallo acceso dei ‘Canarini’ del Fenerbahçe. La Turchia del calcio, per la prima volta nella storia della Süper Lig, si tinge dell’arancione e del blu dell’Istanbul Basaksehir. E del partito del presidente Recep Tayyip Erdogan, l’AKP, che con la società ha stretti legami di parentela.

Mettendo la sua firma sul decreto che restituisce a Hagia Sophia lo status di moschea, il presidente turco ha sollevato nelle scorse settimane un polverone internazionale. Cattedrale ortodossa durante l’impero bizantino, moschea sotto la dominazione ottomana, Hagia Sophia era da 80 anni adibita a museo. La sua riconversione in luogo di culto non è certo un fulmine a ciel sereno. Da quando è al potere, l’AKP ha avviato una rivoluzione conservatrice che ha allontanato sempre più la Turchia dal rigido secolarismo nel cui segno era stata fondata un secolo fa da Mustafa Kemal Atatürk. Una rivoluzione a cui il calcio non è affatto estraneo, come dimostra la storia dei nuovi campioni.

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