CUORE TIFOSO INTER

Cuore tifoso Inter: troppi errori, altra frenata

I nerazzurri pareggiano, soliti 45 minuti alla camomilla

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Vabbè, mi aspetto la solita storia del abbiamo fatto bene, sono contento, stiamo migliorando eccetera eccetera. Però anche no. Però questa Inter che gioca un tempo su due, non è capitato solo ieri, è capitato troppo spesso sia ultimamente sia prima dell’interruzione forzata per il Covid, inizia ad annoiare in primis i suoi tifosi. Certo, non si può dire che la sfiga non abbia piantato la tenda davanti ad Appiano Gentile, ma ci sono circostanze nelle quali la sfiga lascia un po’ il tempo che trova. Non è sempre sfiga se non segni gol all’apparenza semplicissimi, non è sempre sfiga perché chi ha fatto palo, non è sempre sfiga se pareggi spesso e malvolentieri contro squadre decisamente alla tua portata.

Capitolo modulo: a me interessa poco difesa a tre, a quattro, a cinque: interessa che chi sta dietro mi dimostri di vivere la partita serenamente, senza paure, senza balbettii. L’Inter, magari sbaglio ma non so nemmeno quanto, non attua più il fuorigioco, forse Conte lo ritiene inutile e maldestro. Quando l’avversario riparte vedo i nostri affrontare l’uno contro uno con disagio: poi certo, i dati sono incontrovertibili e nemmeno discutibili, abbiamo la miglior difesa della serie A, questo raccontano i numeri. Ma anche ieri, contro una Fiorentina che per lunghi tratti della gara è sembrata avulsa dal contesto, l’Inter ha pericolosamente traballato in almeno un paio di circostanze, salvata prima da Handanovic e poi da Ranocchia.

Capitolo Eriksen: è l’unico a far girare il pallone velocemente, sa già come trattare quella roba rotonda che gli capita tra i piedi quando ancora la deve ricevere, è in possesso di quantità industriali di fosforo pallonaro. Rinunciare a lui è peccato mortale. Al contrario, e con molto rammarico, mi trovo a dover concludere che questo Lautaro Martinez non serve alla causa nerazzurra attuale: sarà un problema di forma, sarà che lo vedremo sbocciare ad agosto, parole di Conte, non mie, sarà quello che vi pare ma il ragazzo in campo non c’è. Cioè, c’è ma e come se non ci fosse. Le voci intorno al suo futuro? E figlio mio, se vuoi essere un numero uno o pensi di esserlo delle voci te ne devi bellamente fregare, rispondendo a suon di gol e prestazioni. Ieri sera, a un certo punto, ho sperato entrasse: dopo cinque minuti che era in campo avrei rivoluto Sanchez anche al 50%.

Campionato finito, dicevamo, ma ci sono ancora delle partite e vanno onorate: magari affrontate con altro piglio e altro animo. Magari.

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