BUON CALCIO A TUTTI

La prima volta di Sarri

Lo scudetto ottenuto attraverso il compromesso tra l’utopia del gioco e l’antico sano pragmatismo della Real casa

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Per i tifosi, per le statistiche la Juventus ha inanellato il nono scudetto di fila. Per Andrea Agnelli è invece ancora e soltanto il penultimo step per arrivare a quota dieci consecutivi. Una "stella" al valore che il giovane Presidente vuole cucirsi sul petto, per essere ricordato in eterno dal mondo bianconero, e non solo. Non che nove siano da buttare. Ma quel "dieci" - come le maglie di Sivori, Platini, Del Piero e Dybala - sarebbe proprio la perfezione, come si evince dalla simbologia numerica. Ma  il "nono" è comunque ennesima beatitudine per la nostra Signora del calcio, e prima beatificazione per Maurizio Sarri, mai arrivato in carriera allo scudetto.

Un titolo non molto dissimile da quelli dei suoi predecessori, a causa della netta superiorità della rosa. Ma ottenuto attraverso il compromesso tra l’utopia del gioco e l’antico sano pragmatismo della Real casa. Lo dicono i numeri - non da primato - conquistati spesso più per merito delle giocate individuali che per presunte innovazioni di carattere tattico e filosofico. Infatti prima di lui c’era chi aveva fatto 102 punti, chi aveva lasciato il secondo a meno 17. Chi non aveva subito una sola sconfitta nell’intero campionato, chi aveva conseguito 33 vittorie e chi ne aveva inanellate 15 di fila. Tra l’altro - ma non siamo ancora al calar del sipario - manco vanta il miglior attacco o la miglior difesa.

La sua Juve è arrivata col fiato corto: ha perso col Milan, è stata messa sotto dall’Atalanta, dal Sassuolo, dall’Udinese nel secondo tempo, e anche con la Sampdoria non sono stati solo rose e fiori. A sostegno di Sarri, c’è chi si arrovella ricordando che mai nessun altro tecnico aveva fatto così bene al primo anno di panchina alla Juventus. Ma questa teoria può essere tranquillamente smontata ricordando che Conte, per esempio, aveva ereditato la sua Juve da un non esaltante settimo posto e non da una striscia di otto scudetti.

Gli è criticata la vulnerabilità della difesa, ma qui non ci sto: perchè un Chiellini non lo si regala proprio a nessuno ( anche se De Ligt la sua parte l’ha comunque fatta). E poi perché un conto è avere Mandzukic, altro conto è non averlo .Il croato, con Allegri, faceva l’attaccante, il mediano e il terzino, dava compattezza alla squadra. E nella due aree era insuperabile nel gioco aereo. Quindi proteggeva la difesa e risolveva pure le partite. Ma ovviamente non rappresentava il profilo dell’interprete adatto al canovaccio del calcio-spettacolo.

Sarri cercava altro. Per tentare l’impresa di far convivere, nel segno dell’Idea, il passato col futuro. Ma vincere è sempre vincere. Con l’attenuante di una malattia che ad inizio stagione lo ha tenuto lontano dalla Continassa e con quel disagio del post lock-down che - numeri alla mano - forse la Juve ha pagato più di altri club. Ma vincere-come detto e ripetuto- è sempre vincere.Anche se ho il sospetto (o la quasi certezza) che qualsiasi altro BRAVO allenatore- e sottolineo BRAVO-avrebbe saputo fare altrettanto con un simile manipolo di fuoriclasse. Magari ci avrebbe risparmiato il turpiloquio a getto continuo nelle conferenze ed evitato di dichiararsi piu competente dei giornalisti in materia di calcio.Sarebbe il colmo se fosse vero  il contrario…

Ma Sarri ha ora la possibilità di impreziosire la stagione e di distanziare quasi tutti i suoi predecessori.Dopo questo anomalo scudetto segnato dal Covid ci sarà la  Champions.Non succederà, ma se succede…

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