Vincere l'Eurolega "resta il traguardo" di Kyle Hines, quattro volte campione d'Europa con Olympiacos e Cska Mosca, ma per l'Ax Milano non deve diventare "un'ossessione". "Ho vinto tutto in carriera - evidenzia nella conferenza stampa di presentazione al Teatro Armani - ma le motivazioni non mi mancano mai, sono il pepe della vita. Voglio contribuire ad aggiungere trofei e titoli alla grande storia dell'Olimpia".
Le difficoltà degli ultimi sei anni in Eurolega? "Per prima cosa dobbiamo dimenticarci del passato e concentrarci solo sul futuro. Dobbiamo porci obiettivi a breve termine, migliorare ogni giorno, costruire cultura del lavoro e chimica di squadra".
Hines, 34 anni, considera il roster di Milano "versatile" e "di qualità" e non bada alla carta d'identità dei big: "L'Italia è il Paese del vino: io, Datome, Rodriguez e Micov miglioriamo invecchiando".
Per Hines l'Italia ha rappresentato la svolta della carriera, con il debutto da professionista a Veroli in A2 nel 2008 sotto la guida di Andrea Trinchieri, oggi al Bayern Monaco ed ex coach delle giovanili di Milano: "Gli devo tanto, ha gettato le fondamenta per la mia carriera, non avrei mai immaginato di ottenere poi tanto successo".
E sul movimento Black Lives Matter Hines è chiaro: "È bellissimo che tanti atleti utilizzino la propria immagine per parlare del tema. Il razzismo non è solo un problema americano, ma un problema sociale globale".
MORETTI: "SENZA PAURA"
"Senza paura". È lo slogan con cui Davide Moretti si presenta all'Ax Milano. Il 22enne figlio d'arte (suo padre Paolo fu allenato proprio da Ettore Messina alla Virtus Bologna) è alla prima esperienza da professionista dopo le tre stagioni a Texas Tech. "Sono qui per imparare, ma non ho paura - dice Moretti durante la conferenza nel teatro Armani -: passare dalla Ncaa all'Eurolega, per me, è una grande sfida e dovrò farmi trovare pronto, migliorando in difesa e abituandomi prima possibile ai ritmi gioco. Ho voglia di emergere". Moretti, cercato anche dalla Virtus Bologna in estate, considera Milano "l'opportunità migliore nel momento giusto". "Posso essere allenato da un coach come Ettore Messina e imparare i trucchi del mestiere da Rodriguez, Delaney e Cinciarini. Ma lasciare Texas Tech non è stato facile". Moretti parla dell'esperienza statunitense con grande trasporto e sottolinea quanto la lontananza abbia "dato solidita'" al rapporto con il padre: "Era sempre sveglio di notte per seguirmi, là ero solo e al primo anno non parlavo bene inglese ma quando lo sentivo mi diceva sempre la cosa giusta. È stato un grande giocatore ed è molto motivante cercare di fare meglio di lui".