Il 27 giugno del 2016, nella tiepida notte dello Stade de Nice, il triplice fischio dell’arbitro Skomina chiude l’ultimo ottavo di finale dei Campionati Europei, il più classico degli scontri tra il piccolo Davide e il gigante Golia: tra lo stupore generale e la gioia di mezzo mondo, l’Inghilterra si arrende per 1-2 all’agguerrita Islanda, cenerentola e debuttante nel ballo europeo. Grande attenzione alla fase difensiva, compattezza, sapiente contropiede e soprattutto un titanico spirito di sacrificio del gruppo: così la squadra guidata dallo svedese Lars Lagerbäck, che ha come co-allenatore il dentista e coach part-time Heimir Hallgrímsson, riesce a scrivere la storia.
Roy Hodgson al fischio finale si allontana velocemente verso gli spogliatoi, annunciando poco dopo le sue dimissioni dalla panchina dei Tre Leoni. La domanda che si pone, un po’ come tutti, non ha una risposta semplice: come ha fatto una Nazione con gli stessi abitanti della città di Leicester a produrre una nazionale in grado di poter eliminare l’Inghilterra, e arrivare così ai quarti di finale di un Europeo?