Trionfo di Takuma Sato nell’edizione numero 104 della 500 miglia di Indianapolis. Il pilota nipponico arriva al traguardo davanti a tutti in regime di ‘caution’, per un incidente occorso a Spencer Pigot a 5 giri dal termine. È la seconda vittoria in carriera alla Indy 500 per l’ex F1, dopo quella del 2017. Secondo il neozelandese Scott Dixon, a lungo in testa. Gara nelle retrovie per Fernando Alonso, soltanto 21° all’arrivo.
È la gara di punta del campionato IndyCar, quella che per prestigio vale quasi quanto un campionato. E a vincerla, per la seconda volta in carriera, è Takuma Sato, che porta meritatamente al traguardo la Dallara-Honda del Team Rahal Letterman Lanigan Racing, alla fine di una gara vissuta sempre nelle prime posizioni. Per il nipponico è la conferma di un talento che pur non sbocciando in Formula 1 (sette anni tra Jordan, Bar e Super Aguri con un solo podio, tra l’altro proprio a Indianapolis, nel 2004) ha trovato terreno fertile in una serie di cui è ormai da 11 stagioni grande protagonista.
A Indy, quest’anno, si corre senza pubblico sugli spalti per le norme anti-Covid: l’atmosfera ne risente ma lo spettacolo, in pista, non manca. Alla partenza lo spunto migliore è di Scott Dixon, mentre Marco Andretti, partito in pole, non riesce a tenere il ritmo del neozelandese. La prima metà di gara non ha particolari scossoni per quel che riguarda i piloti di testa: sono quattro le situazioni di ‘caution’, che impongono l’ingresso della pace car nei primi 100 giri, e coinvolgono nell’ordine James Davison, Marcus Ericsson, Dalton Kellet, Conor Daly e Oliver Askew. Da segnalare, al giro 62, anche un contatto tra l’auto di Rinus VeeKay con uno dei meccanici, fortunatamente senza gravi conseguenze (se non una penalità per l’olandese).
Dopo la boa di metà gara Dixon si alterna ad Alexander Rossi in testa. Dietro di loro, c’è Takuma Sato. Al giro 122 nuova bandiera gialla per un contatto con il muro del rookie Alex Palou: le conseguenti soste ai box segnano la gara di Fernando Alonso, che ha qualche difficoltà e perde un giro (finirà 21° dopo una gara vissuta nelle retrovie), ma soprattutto quella di Rossi, che nel ripartire dopo lo stop entra a contatto con Sato e viene penalizzato dai commissari, che lo costringono a ricominciare in fondo al gruppo.
Nel frattempo tra i primi arriva il compagno di squadra di Dixon al Team Ganassi, Felix Rosenqvist, e per il campione neozelandese è una buona notizia: lo svedese fa gioco di squadra e rallenta, nei limiti del regolamento, il resto del gruppo. Un altro lieve contatto, al giro 135, rende complicata invece la gara del vincitore dello scorso anno, il francese Simon Pagenaud: il pilota del Team Penske sfiora l’auto di Ryan Hunter-Reay ed è costretto a sostituire l’alettone anteriore. Dieci giri dopo arriva lo stop definitivo per Rossi: innervosito dalla penalità, il californiano perde il controllo della sua Dallara-Honda e va a schiantarsi alla Curva 2.
Il quarto finale di gara inizia con il sorpasso di Sato a Dixon, alla ripartenza: il pilota nipponico vuole dire la sua nel duello decisivo. L’ultimo round ai box è in regime di bandiera verde, a cavallo dei 30 giri dal termine: Dixon spunta davanti a Sato, ma quest’ultimo lo controsorpassa poco dopo. Le ultime tornate sono una guerra di nervi, ma il giapponese resta concentrato nonostante i tanti piloti da doppiare.
A 5 giri dalla fine il colpo di scena conclusivo: Spencer Pigot perde il controllo all’ultima curva e va a finire contro le protezioni del muretto all’entrata dei box. Il pilota americano è visibilmente scosso e viene portato via in barella dallo staff medico. I commissari, quindi, non possono fare altro che esporre le bandiere gialle: non c’è ‘overtime’, come accade nella Nascar, e allora la ‘caution’ diventa una passerella per Sato, che porta a casa una vittoria ampiamente meritata, davanti a Dixon (che resta al comando della classifica generale con ampio margine sui rivali), Rahal, Ferrucci (americano di chiare origini italiane) e Newgarden.