Al giro 16 del GP di Spa – Francorchamps (vinto ovviamente da Lewis Hamilton), proprio mentre Kimi Raikkonen superava Sebastian Vettel nel rettilineo in fondo a Eau Rouge, qualcuno in Ferrari deve aver ripensato alla cerimonia di presentazione della SF1000 e alla strana congiunzione astrale che vuole nel 2020 un anno evidentemente nefasto persino per i progetti e gli esperimenti sportivi (basta l’edizione appena passata della Champions League a rendere chiaro il concetto?).
Il fatto è che non sappiamo ancora quando e come finirà questa agonia, ma la sensazione di disagio mista a imbarazzo e frustrazione basta a farci pensare (pur augurandoci il contrario) che no, la Scuderia Ferrari non ha ancora raggiunto definitivamente il punto più basso della sua storia in F1. Purtroppo.
A dir la verità, l’inizio del weekend aveva consegnato motivi a sufficienza per essere pessimisti in ottica gara, e questo è indubbio: dei dieci team impegnati nelle due sessioni di prove libere del venerdì solo la Ferrari ha peggiorato i suoi tempi in pista rispetto al GP di un anno fa, prima vittoria in carriera di Charles Leclerc (+1.317, nonostante le altre motorizzate Ferrari, Alfa Romeo e Haas, siano riuscite a migliorarsi rispettivamente di 0.847 e di 0.286). In mattinata, sabato, la situazione è addirittura peggiorata: in FP3 Leclerc 17º, Vettel 20º. A poche ore all’inizio delle qualifiche alla Rossa non resta che pregare, ma in cielo i miracoli sono contati: sempre che con la SF1000 si possa far qualcosa.