Quarto di finale del mondiale statunitense del 1994. Spagna-Italia, minuti finali. In area di rigore Tassotti, terzino azzurro, rifila una gomitata a Luis Enrique, centrocampista offensivo della Roja. L'arbitro non si accorge di nulla anche se lo spagnolo gli mostra il naso sanguinante. Si scatena una semi rissa che non porta conseguenze. L'Italia vola in semifinale, le polemiche non si fermano e Tassotti, con i primordi della prova tv, si becca 8 giornate di squalifica ed esce dal giro azzurro. In occasione di Ucraina-Spagna di Nations League, i due protagonisti di quell'episodio lontano si incroceranno di nuovo.
Tassotti è il secondo del C.T. Shevchenko mentre Luis Enrique è il selezionatore della Roja. I due si sono già visti in altre occasioni e nel pre partita di Roma-Milan del 2011, quando il "Tasso" faceva il vice di Allegri e lo spagnolo guidava i giallorossi, hanno avuto modo di chiarirsi. Sono passati più di 26 anni ma la vicenda ancora brucia nei ricordi di Tassotti.
In un intervista a "El Pais" è tornato sulla vicenda: "Ho allungato il braccio perché mi sentivo afferrato. Ho sbagliato e me ne sono pentito. Non l’ho mai negato. Non ho mai nascosto la mia responsabilità. Mi scuso di nuovo. Capisco anche che all’inizio non volesse accettare le mie scuse. Ma per me è stato un disastro. Avrei avuto l’opportunità di giocare una semifinale e una finale di un mondiale a 34 anni. Ma ho sbagliato e il destino mi ha fatto pagare per questo. Nella carriera di un giocatore ci sono momenti belli e momenti meno belli e tutti devono essere accettati. Soprattutto quando la colpa è tua. Ho sempre sostenuto che fosse un gesto istintivo, che non era mia intenzione rompergli il naso. Non c’era nulla di premeditato. Non avevo niente contro di lui. Il problema fu che si ruppe il naso. Se non si fosse rotto, non sarebbe successo niente. Ora ci salutiamo. Lo avevamo già fatto all’Olimpico di Roma, quando lui allenava lì e io ero assistente di Allegri con il Milan. Quel giorno è venuto a trovarmi, mi ha stretto la mano. Il tempo passa, io sono già nonno...".