La parabola sportiva di Andrea Mandorlini ci restituisce un allenatore che ha saputo ben figurare in ogni categoria e anche all’estero, riuscendo a ottenere traguardi ambiziosi. Se si guarda ai risultati, a fronte di qualche esonero di troppo, troviamo un palmares di tutto rispetto che conta la vittoria di un campionato di C1, una promozione in Serie B e due in A, oltre a un campionato rumeno e una coppa di Romania conquistate con il CFR Cluj.
Un curriculum da fare invidia a tanti. Poi però, se parlate con qualcuno di Mandorlini, la prima e forse unica cosa che uscirà fuori riguarderà l’intemperanza più volte mostrata in panchina. Il suo modo di porsi, a metà tra il bullo di quartiere e lo spaccone arrogante, le sue uscite fuori luogo, l’hanno portato a inimicarsi una buona fetta dell’opinione sportiva italiana, oltre ad una vasta platea di tifosi, facendo passare in secondo piano anche i buoni risultati raggiunti sul campo. Un outsider che con troppa spavalderia e poca diplomazia ha finito per indossare i panni dell’antagonista brutto, sporco e cattivo. Sempre dalla parte sbagliata della storia.