Come si può descrivere l’amore viscerale per una maglia? Cosa spinge milioni di persone a soffrire e gioire per le stesse identiche cose? Esiste una differenza tra la fede religiosa e la fede calcistica? E in che modo una squadra si lega inscindibilmente al territorio che rappresenta? Essere tifosi è davvero un lavoro a tempo pieno, che richiede la massima energia fisica e mentale, e un coinvolgimento che non si esaurisce nell’arco dei 90 minuti della partita, in cui ci si sente protagonisti tanto quando i giocatori in campo.
Girando nei vicoli della città vecchia di Bari, tra le lucenti basole bianche e gli odori inconfondibili delle cucine e dei panifici che sfornano le tipiche pagnotte e focacce, si trovano ancora tanti ragazzini che giocano a calcio in mezzo alla strada. Sperando un giorno di emulare le gesta di Cassano, dei fratelli Loseto, Di Biagio Catalano o di Bellomo, questi uagnune rappresentano la perfetta incarnazione dell’espressione “pane e pallone”, un modus vivendi che per fortuna sopravvive in tante città del Sud.