Il profilo imbiancato della Presolana - la “Regina delle Orobie” - fa capolino con i 2521 metri della sua vetta tra le prime schiarite, in mezzo ai nuvoloni ancora impigliati sulla skyline prealpina, al di là delle vetrate della redazione. Tanti chilometri in mezzo e, mentre scrivo, una dolce nostalgia della più recente avventura: Val del Riso Trail a Gorno, ultimo appuntamento Fly-Up (e forse non solo) di questo anno disgraziato. Ma la speranza è l’ultima a morire. E la passione resiste pure oltre.
Se vuoi, puoi. Se vuoi correre trail tutto l’anno, puoi farlo ma soprattutto non puoi sbagliarti: punta il muso dell’auto verso le Orobie! Dove la sosta invernale dura giusto il tempo delle festività di fine anno. Si parte con lo Scaldagambe appena dopo la metà di gennaio, si va avanti fino all’autunno inoltrato, fino alle porte dell’inverno astronomico. Intanto, Val Seriana! Nella quale mi inoltro per raggiungerne una diramazione laterale: la Val del Riso. Riservata, appartata, segreta. Dalle connotazioni storiche e geografiche molto interessanti, che voglio approfondire, anche correndoci dentro, attraversandola il più rapidamente possibile. Sembra una contraddizione in termini. Non lo è. Il Colle di Zambla la… collega alla Val Serina e – più ad ampio raggio – alla Val Brembana, l’altro "braccio" (insieme a quello della Val Seriana stessa) che si fa strada tra le montagne verso nord, in direzione della testata delle Prealpi Orobie della provincia di Bergamo. Al di là della cresta spartiacque, quelle valtellinesi. E poi, oltre l’Adda, le Alpi.
Il tempo di parcheggiare e sono già al villaggio-gara, ancora in allestimento. Mario Poletti, “guru” di Fly-Up Sport, ed il suo intero staff sono all’opera dalle prime luci del giorno per preparare una degna accoglienza ai duecentocinquanta iscritti della Val del Riso Trail. Tanti quanti quelli della Valzurio Trail alla quale avevo preso parte sei settimane fa, non molto lontano da qui (ma sull’altro versante della Val Seriana), prima di saltare la Sei Comuni Presolana Trail: appuntamento centrale di quello che - nella mia personalissima agenda - ho definito il “trittico orobico” autunnale che qui giunge appunto, alla sua conclusione. Con il fiato sospeso, visto che l’imminenza del nuovo DPCM ha costretto Mario ed i suoi ad un impegno febbrile fino alle ore (piccole!) immediatamente precedenti questa domenica che pian piano si sta liberando dei nuvoloni (anche metaforici, appunto) per lasciare spazio ad una bella domenica autunnale, di sport.
Gel, mascherina e misurazione della temperatura come lasciapassare per mettere le mani (e poi le spillette) sul mio pettorale 103. Da appuntare subito sulla casacchina biancorossonera, e poi consegnare lo smartphone ad un collega per lo scatto che invierò tra poche ore alla Sportiva Lanzada, a testimonianza della mia presenza oggi da queste parti e così fare un passo avanti nella classifica dei “Meritevoli” 2020. Che per mia fortuna tiene conto della quantità delle gare fatte e non della qualità del risultato…
Ormai ci siamo: quattro chiacchiere con gli amici Lucia e Bruno, un ultimo sguardo alla stupenda parete est del Monte Alben che (dall'alto dei 2019 metri della vetta) fa da testata alla valle, un breve riscaldamento lungo il primo chilometro di gara e poi siamo sotto il gonfiabile di partenza e arrivo. Dove trovo, tra gli altri, l’amico Luca Boffetti di Pico Sport e lo speaker Tony (mica tanto) Tranquillo che ringrazio anche qui per l’amicizia e la pubblicità che fa ogni volta alle mie trascurabili esibizioni su mulattiere e sentieri. Prendiamo il via alle nove e trenta in punto, tutti “mascherati” e - mettendoci molta buona volontà - anche distanziati. Che poi a ben vedere il distanziamento - quello vero - viene da sé, e da subito. Con la partenza a razzo dei top runners che spariscono subito all'orizzonte. Val del Riso Trail è prova unica del campionato italiano Csen di trail corto. Tra venti chilometri e mille metri di dislivello positivo se lo aggiudicheranno il piemontese Christian Minoggio (Team Serim) al maschile e la bresciana Moira Guerini (Tornado) al femminile. Entrambi chiudendo le rispettive prove il seconda posizione, alle spalle dei vincitori assoluti: Jean-Baptiste Simukeka e Adeline Musabyeyezu, i campioni ruandesi compagni di squadra di Minoggio. Il quale, lo scopro nel dopogara dalla mia efficientissima “guida” alla scoperta dei segreti di questa corsa, di mestiere fa il guardiano di una diga in alta Val Formazza.
Lasciamo molto presto l’asfalto - lo ritroveremo solo più avanti, per brevissimi tratti - facendo volentieri cambio con lo sterrato di una delle sezioni forse più interessanti dell’itinerario: quella che corre lungo le vestigia delle miniere di zinco e piombo di Costa Jels: frequentate e coltivate già in epoca romana, riscoperte ai tempi dell’estensione dei territori delle Repubblica di Venezia fin quasi alle porte di Milano e poi, più recentemente ancora, sfruttate intensivamente (per cavarne calamina, blenda e galena) dal secondo Dopoguerra fino ai primi anni Settanta e fino… al loro completo esaurimento ed abbandono. Un ecomuseo ed un’associazione fokloristica ne hanno però consentito il recupero della memoria e le opere di conservazione necessarie per facilitarne la visita e (a noi) il passaggio. Gallerie, carrelli, teleferiche, tramogge e… binari lungo i quali è piacevole correre, facendo attenzione a ginocchia e caviglie. Senza farsi mancare una riflessione su quanto poi alla fine sia contenuta e piacevole la nostra fatica, rispetto a quella - quotidiana, mica domenicale - di chi in questi luoghi si guadagnava da vivere. Fino a nemmeno mezzo secolo fa.
Tra boschi, rampe e radure superiamo le località Plazza e Cantoni d’Oneta e ci avviciniamo al giro di boa della corsa: i 1264 metri di quota del Colle di Zambla “di cui sopra”, sotto al quale passeremo appena prima di invertire la rotta appunto. Me ne rendo conto dall’incessante rumore di fondo delle moto che risalgono o discendono i tornanti della SP46. Per me è un po’ come tornare sul… luogo del delitto. Perché proprio il passaggio lassù – ai primi di settembre dello scorso anno - aveva segnato la mia esclusione al terzo cancello orario della MAGA Skymarathon della Val Serina, altrimenti conosciuta come il “Mostro”. Provato come poche altre volte e svuotato like never before. Io però sono deciso a tornarci: sbattere il muso una volta non mi ha tolto la voglia di riprovarci, neanche un po’!
Da qui in avanti la Val del Riso Trail è praticamente tutta una discesa (ma con sorpresina finale), passando per il Santuario della Madonna del Frassino e i borghi di Chignolo d’Oneta e Riso. Ma di quelle discese tritaginocchia - a tratti anche su fondo in cemento - che sembrano i “muri” del Giro delle Fiandre e che ti fanno rimpiangere la durezza di certe salite. Mi sa che devo averlo pensato troppo intensamente ed incautamente perché, toccato il fondovalle ed attraversato l’asfalto della Provinciale, l’ultimo chilometro è una specie di Via Crucis a gradini: quella che alcuni di noi, mentre saliamo (io proprio attaccato al corrimano…) non esitiamo a battezzare - con un filo di rassegnazione... e di voce - come una cattiveria bella e buona! Anche perché muscoli e polmoni sono ormai da diversi chilometri "tarati" su discese a perdifiato e ritmi di corsa sostenuti. Ed il cambio di "passo" fa male. Molto male. Mi conforta un po' l’incoraggiamento - alla cieca - della “Voce delle Valli”. Che non è un quotidiano locale ma lo speaker Tony il quale, ben conoscendo la sofferenza di noi backmarkers (e sapendoci "ingaggiati" da qualche parti nelle retrovie della corsa) ci guida con il microfono verso il traguardo, per fortuna ormai vicino. Svoltata l’ultima curva, mi scappa un “Ecchec****…” appena percettibile, all'attacco della rampa finale. Ma ormai ci siamo. Poche centinaia di metri tra le viuzze di Gorno (anzi Villassio) e la meta è raggiunta. In due ore e cinquanta minuti. I toprunners sono approdati qui un’ora e venti minuti fa ma poco importa. Loro fanno il loro, io il mio. Non potrebbe andare diversamente. Me lo ricordano ogni volta le mie cinquantasei primavere "suonate".
Mi attacco al distributore itinerante di Uniacque e “spillo” un paio di bicchieroni di freschissima frizzante. Poi una bella foto (di quelle da tenere da conto) con Mario “Mister Kima” Poletti. Gli ultimi accordi per l'invio di comunicati, foto, video che serviranno ad arricchire queste impressioni di viaggio ed alla realizzazione di un servizio per Studio Aperto, il tg di Italia 1. Prima di partire, estraggo dal baule dell'auto e rimiro soddisfatto la mia nuova e meritatissima! t-shirt Scott, supertecnica e discreta: il pezzo forte del pacco-gara di Val del Riso Trail. Anzi no: quello è rappresentato dal bellissimo rapporto che si è instaurato già a partire dalla scorsa estate con gli amici bergamaschi. Un legame forte, più forte di questi tempi duri e complicati. Da lasciare indietro, correndo più forte di loro, come si fa quando si corre in montagna: spingendo forte ma facendo attenzione. Un pò di prudenza, un po' più di audacia. Rispettando le regole e i dipiciemme, ma senza rinunciare a camminare (anzi, correre) sulle proprie gambe. E soprattutto a ragionare con la propria testa.