Mauro Bergamasco è la prima persona a cui pensi se si parla di rugby. Una leggenda della Nazionale italiana con 106 caps, un simbolo per gli appassionati della palla ovale che in ben cinque coppe del Mondo (mai nessuno come l'ex-numero 7 tra gli Azzurri) ha rappresentato un gruppo di ragazzi - dal fratello Mirco a Sergio Parisse, passando per Martín Castrogiovanni e Andrea Lo Cicero - fondamentale per l'espansione del movimento.
Con il debutto in Autumn Nations Cup e con il nuovo ruolo di Mauro (non più in campo, ma in cabina di telecronaca con Gianluca Barca), per la Nazionale si crea l'occasione di riaccendere la passione ovale del Paese: "È un torneo molto importante per l’Italia. Il nuovo staff si è insediato da poco e nelle prime competizioni non c’è stato tempo per lavorare e sviluppare la filosofia di gioco - spiega Mauro. Ogni possibilità per provare a mettere in pratica ciò su cui stanno lavorando è importante, per capire anche le aree in cui migliorare. Dico sempre che il rugby italiano non è la Nazionale, ma il movimento che c’è sotto: con la Nazionale possiamo dare una dinamica diversa a tutto il movimento. Ma è un torneo importante anche perché c’è in corso un cambio generazionale. Ci vogliono le occasioni per amalgamare il gruppo e c'è già da pensare alla Coppa del Mondo del 2023. Ogni evento è molto importante, soprattutto questi test match".
Con Ghiraldini ultimo baluardo della vecchia guardia, il nuovo che avanza ha nome e cognome secondo Bergamasco: "Ci sono diversi atleti giovani che negli ultimi anni di rugby italiano si sono messi in evidenza. O con le franchigie o con l’Italia. Tra i convocati mi viene in Matteo Minozzi. Sono curioso di vedere Paolo Garbisi, il “giovane” della Benetton Treviso che negli ultimi test match ha fatto bene, ha dimostrato di avere sangue freddo e di avere un certo carisma in campo nel gestire le cose. In un ruolo di regia ci vogliono le idee chiare per poter giocare a questi livelli. Ci sono cose interessanti. Anche Jacopo Trulla è un esordiente che viene dall’Eccellenza e questo mi fa piacere".
Insomma, una Nazionale pronta ad affidarsi a certezze come Mbandà, Bigi, Ferrari, Morisi e non solo, ma con un nuovo corso inaugurato da Franco Smith (lui e Mauro oltretutto hanno giocato insieme a Treviso) in cui lo spazio per i giovani non manca. Ragazzi cresciuti guardando i placcaggi di Bergamasco con la maglia azzurra: "Con la Nazionale sono state tante le gioie e i dolori, ma anche nei dolori c’era qualcosa di stimolante. Non ricordo un momento in particolare perché le battaglie sono state tante. Visto che parliamo di test match autunnali, direi che la partita a Padova contro l’Australia nel 2008 la ricordo molto bene. Siamo andati molto vicini alla vittoria (30-20 per i Wallabies), con qualche situazione che ha permesso all’Australia di tirar fuori la testa dell’acqua". In quel periodo ci furono polemiche per delle valutazioni arbitrali poco chiare, ma come giustamente sostiene Mauro, "degli arbitri non si parla mai".