VERSO BOSNIA-ITALIA

Italia, Evani: "Obiettivo vicino, ma la Bosnia non ci regalerà nulla"

Il ct ad interim alla vigilia dell'ultima gara del girone di Nations League: "Pochi cambi rispetto alla Polonia. Dzeko assente? Un giocatore non fa una squadra"

© Getty Images

Alberico Evani è pronto ad affrontare la terza partita da ct ad interim della Nazionale, nella quale gli Azzurri si giocano la possibilità di chiudere al primo posto il proprio girone di Nations League: "La Bosnia è un ottima squadra - ha detto in conferenza stampa - Mancherà Dzeko, ma ci sono altri giocatori importanti. Ci siamo costruiti la possibilità di arrivare primi nel girone e sarebbe brutto non centrare l'obiettivo, ma loro non ci regaleranno nulla". La formazione non dovrebbe discostarsi molto da quella vincente contro la Polonia: "Florenzi e Belotti? Se non ci saranno particolari problemi saranno della gara, non credo cambierà molto".

Sulla Bosnia

"Sappiamo che è un'ottima squadra. Nei tre precedenti l'abbiamo battuta due volte e abbiamo pareggiato una, ma ci ha sempre dato grossi problemi. Dovremo limitare i rischi. Mancherà Dzeko, ma ci sono altri giocatori importanti, non è un calciatore che fa una squadra. Noi dovremo essere superiori per vincere la gara".

Sull'assenza di Mancini in una serata decisiva

"Anche Roberto avrebbe avuto piacere di essere qua. È è molto dispiaciuto, noi cercheremo di fare pesare il meno possibile la sua assenza. Abbiamo fatto tanti sacrifici, ci siamo costruiti la possibilità di arrivare primi nel girone. Sarebbe brutto non centrare l'obiettivo, ma dovremo guadagnarcelo. Sappiamo di affrontare una squadra che non ci regalerà nulla, sebbene sia ultima in classifica. Tutti ci tengono a fare bella figura, soprattutto quando affrontano una squadra importante come l'Italia. Dovremo essere attenti".

Sulle scelte di formazione

"Stiamo valutando il recupero dei giocatori, forse qualcosina cambierà, ma non credo molto rispetto alla formazione di Reggio Emilia".

Su Florenzi e Belotti

"Come ho detto stiamo valutando tutti. Soprattutto loro perché si sono allenati a parte tutta la settimana, hanno dato tutto e sono stati molto utili. Saranno da valutare entrambi, ma loro sono motivati e vogliono esserci. Se non dovessero esserci particolari problemi, saranno della gara".

Sull'importanza di entrare nella top 4 di Nations League

"Noi stiamo lavorando da due anni, la crescita è stata importante e ci aspettiamo di crescere ancora. Per arrivare al livello delle migliori serve fare passi in avanti, ma la fiducia che c'è attorno questi ragazzi ci fa ben sperare. Vorremmo ottenere questo risultato e faremo di tutto, ma se così non fosse questa squadra è comunque proiettata in alto. Vedremo se ci troveremo ad affrontare queste nazionali forti, sarà bello vedere quanta distanza c'è. Magari siamo alla pari, forse anche sopra, ma il nostro problema al momento si chiama Bosnia".

Sul rapporto coi club

"Non sarebbe una rivincita nei loro confronti. Noi cerchiamo di fare del nostro meglio con i giocatori che vengono qui con entusiasmo. Noi non siamo fatti per fare polemica, è vero che purtroppo quando vengono da noi i calciatori ci sono delle squadre a cui viene a mancare quasi tutto l'organico, perché non ci sono solo gli italiani. Si trovano a rischiare qualche infortunio, qualche giocatore più affaticato. Credo però che alla fine sia un vantaggio per tutti, perché tutto il movimento ne trae beneficio. I loro giocatori hanno più valore quando giocano in nazionale".

Sul rischio appagamento

"Non credo che ci sia. Abbiamo a che fare non solo con bravi giocatori ma anche con grandi persone. Sanno valutare tutto questo, sanno che sono finiti i tempi dei complimenti. Nella vita, ma soprattutto nel calcio, quello che hai fatto ieri non conta più. Serve quello che farai domani. Noi siamo impegnati a raggiungere questo risultato".

Sui meriti di Mancini

"Credo che sia un allenatore preparato. oltre che carismatico. E coraggioso anche, perché si affida ai giovani. Quando lo fai devi avere pazienza, dargli tanto. Lui ha convocato ragazzi che non giocavano ancora nei propri club e che poi sono diventati successivamente ottimi calciatori. Questa cosa piace anche al gruppo, considera tutti alla stessa maniera. Trasmette sicurezza, ha concetti di gioco propositivi che piacciono ai giocatori. È riuscito a formare un grandissimo gruppo anche con lo staff, non solo quello tecnico. Tutti remano dalla stessa parte e sono partecipi, i calciatori vengono in ritiro contenti".