Almeno è ancora un giocatore di calcio. Si può ancora considerarlo così, Mario Götze, l’uomo che vinse il Mondiale per la Germania nel 2014, l’ex ragazzo prodigio avviluppatosi in una crisi senza via d’uscita, apparentemente. Fino all’inizio di ottobre, uno dei tanti svincolati di lusso in cerca di un’occupazione. E dietro il suo nome voci, pettegolezzi, lo vuole quella squadra, no l’altra, coinvolti persino club italiani come Lazio e Milan. Poi nulla, almeno per ciò che riguarda la Serie A: ma Götze non è rimasto a guardare, il contratto l’ha trovato e dopo una vita in Bundesliga, tra Borussia Dortmund (in due atti) e Bayern Monaco è finito al Psv Eindhoven. Dove sta provando piano piano a tornare quello di una volta.
Curiosa la storia di quel gol, forse il più importante per la Germania dal 2000 in avanti e che ha cambiato la vita dei due protagonisti dell’azione risolutiva. Ricordiamolo, quello della finale mondiale contro l’Argentina, una partita in cui fin lì le due squadre si erano equivalse, con occasioni enormi da ambo i lati: palo di Howedes di testa da due passi alla fine del primo tempo, mentre per i sudamericani una rete annullata per fuorigioco a Higuain più opportunità per Palacio e Messi.