La signorina Adams, segretaria dell’Aston Villa Football Club, quella gradevole mattina di metà giugno del 1974 si presentò in ufficio con un sorriso più smagliante del solito. A casa aveva pure raddoppiato la dose di panna da mettere sul caffè e il rossetto appariva stranamente in perfetto ordine. Nei giorni precedenti, colloquiando al telefono, era riuscita a stabilire un paio di appuntamenti molto importanti. Il primo da tenersi negli uffici vittoriani di Trinity Road, alla presenza del presidente Doug Ellis, e un secondo, subordinato agli esiti del precedente, nei campi d’allenamento della squadra in Bodymoor Heath.
Elizabeth Adams, 37 anni portati mediocremente, posò gli occhiali sulla solida scrivania in radica di noce, si appuntò sulla nuca i lunghi capelli fulvi con una molletta e per un attimo, dagli infissi del Villa Park, scrutò la sagoma gotica dell’Aston Parish Church dove avrebbe tanto desiderato sposarsi, dopodiché, abbandonando quel pensiero con il solito malcelato rammarico, sorresse lo sguardo sulla fila dei quadri appesi alla parete di fronte a lei che emanavano folate di storia così forti da far impallidire un presente fatto di divisioni inferiori e anonime posizioni di classifica.