Il termine, ormai quasi abusato, porta alla pazza Inter di manciniana memoria. Più semplicemente quella vista contro il Torino è stata una squadra a due facce: lenta, irriconoscibile e incomprensibile fino allo 0-2 tanto quanto sciolta, convinta e pericolosa dopo il gol di Sanchez che aveva riaperto la partita. La famosa fame che Antonio Conte chiama a gran voce dall'inizio della sua avventura nerazzurra si è persa per strada e anche per questo l'allenatore da ieri sembra figurativamente aver abbandonato la via della carota ritrovando quella del bastone.
"Non siamo una grande squadra" è concetto forte, tanto più se espresso sia dall'allenatore che dal leader tecnico della squadra, Lukaku. Ma il ragionamento non fa una grinza: se l'Inter ha bisogno di vedere il baratro per puntare alla cima, c'è qualcosa non va a livello di preparazione degli impegni. Non a caso è la squadra che ha ottenuto più punti partendo da situazione di svantaggio: ben 7. È bastato un Toro (tra l'altro falcidiato dalle assenze) messo a specchio per imbrigliare il lento e prevedibile 3-5-2 interista, nel quale le assenze e la stanchezza per gli impegni delle nazionali hanno recitato parte determinante ma da condividere con quasi ogni altra grande squadra del campionato.
Ecco perché, per la prima volta in stagione, nel post gara si è rivisto quel Conte da bava alla bocca così distante dagli atteggiamenti concilianti delle scorse settimane ma tremendamente vicino a come si era atteggiato per quasi tutta la scorsa annata. Mentalità, voglia di lottare dal primo minuto e soprattutto intensità: questo è quello che è mancato ieri, e non per la prima volta in stagione. Non dubitiamo che il tecnico si farà sentire in allenamento e in privato come lo ha fatto davanti alle telecamere.
Anche perché il materiale, la famosa stoffa, c'è. Non appena l'Inter si è svegliata ha creato tre gol in pochi minuti e altre occasioni, ritrovando voglia di pressare più alto, lottare sulle seconde palle, accorciare gli spazi e pure permettersi il "lusso" dell'accoppiata Lukaku-Lautaro supportata da Sanchez con Barella-Vidal a centrocampo. Un'abbondanza della quale ormai non sembra fare parte il sempre più lontano Eriksen, superato nelle gerarchie da Nainggolan. Ora bisogna (ri)trovare in fretta i valori di grinta e determinazioni costruiti con pazienza nel 2019/20: non possono essere spariti in pochi mesi.