Le immagini che arrivano da Buenos Aires e da tutta l’Argentina hanno un precedente. Ancora più maestoso, commovente e straziante. Le manifestazioni di lutto per Diego Armando Maradona ricordano, infatti, quelle per la morte di Evita Peron, la regina dei descamisados, ovvero dei poveri dei barrios. Era il 26 luglio 1952 quando a soli 33 anni di spegneva quella che era considerata la guida spirituale dell’Argentina. Moglie del Generale Peron, capo dello stato, era amata incondizionatamente per il suo impegno e la sua dedizione agli umili nel rispetto delle sue altrettanto umili origini. Per la morte di Evita fu decretato un mese di lutto nazionale e i suoi funerali furono tra i più maestosi che la storia ricordi. Il pianto collettivo di una nazione si replica oggi per la morte di Maradona.
Ancora una volta l’Argentina si fa travolgere da una passione grande e struggente come un tango. Era già successo nel 1935 ai funerali per Carlos Gardel, uno dei massimi interpreti del ballo simbolo dell’Argentina. Che cosa hanno in comune Diego ed Evita? Perché sono riusciti a suscitare un sentimento così forte? Niente e molto allo stesso tempo. Epoche diverse e mondi diversi. Lo politica del dopoguerra da una parte, il calcio degli anni ’80 dall’altra. Ma tra loro un filo rosso c’è. Quello di non aver mai tradito le proprie origini povere nonostante successo, denaro, popolarità. Insomma di non aver mai dimenticato la propria gente. Ecco Evita nella Casa Rosada ricevere gente comune per aiutarla, ecco Dieguito arrivare a Napoli e proclamare che giocherà per i ragazzi poveri della città. Poi entrambi, a loro modo, sono stati dei rivoluzionari.
Una donna che assurge ad un ruolo pubblico e di potere nel sud America alla fine degli anni ’40 non si era mai vista. E neppure un campione, il più forte calciatore in assoluto, che lascia un grande club (Barcellona) nel momento migliore della carriera e accetta l’ingaggio di una squadra di media grandezza andando a vivere in una città dai mille problemi. Poi la vita ha riservato destini diversi. La malattia e la morte prematura per Evita; la droga e la vida loca per Diego. Entrambi sempre rispettati come grandi difensori della propria patria ma anche degli umili del mondo.
Si pensi a Eva Duarte Peron che fa recapitare aiuti economici ai poveri di colore nei ricchi Stati Uniti e a Diego Armando Maradona che sostiene “le cause perse” del mondo come quella palestinese. Entrambi non hanno mai rinnegato il fatto di essere “figli del popolo” anzi, ne hanno fatto un gesto distintivo e di orgoglio. È anche per questo che l’Argentina, di ieri e di oggi, li ha travolti e li travolge con il proprio amore disperato e inconsolabile come un tango di Gardel.