Dopo il terribile shock per la scomparsa di Diego Armando Maradona, il calcio argentino prova a ripartire e lo fa rendendo omaggio al Diez. Tutti i giocatori di prima e seconda divisione nel weekend indosseranno la maglia numero 10 di Maradona e su tutti i campi è previsto un minuto di silenzio prima del calcio d’inizio. Così come accadrà in Serie A, si pensa anche a un breve stop al decimo minuto di gioco per dedicare un lungo applauso all’idolo scomparso. Inoltre, ogni squadra stamperà il suo volto sulla parte anteriore delle divise.
NUOVO TORNEO SI CHIAMERÀ "COPPA MARADONA"
La 'Copa Liga Profesional', coppa nazionale calcistica argentina e primo torneo ufficiale organizzato dalla neonata lega professionistica del calcio argentino, ente che fa parte della federcalcio locale, si chiamera' Coppa Diego Maradona. Oggi e' stato anche presentato il logo ufficiale della competizione, tratto da un'immagine dell'ex fuoriclasse, di schiena e con l'immancabile numero 10, durante la finale dei Mondiali 1986 contro la Germania. La prima partita della Coppa Maradona sara' quelle che si giochera' in serata (ora argentina) al Cilindro di Avellaneda tra Racing e Union Santa Fe'.
ANCORA MISTERO SU ORA DECESSO E TELEFONATA MEDICO
Ancora misteri e polemiche in Argentina riguardo alla morte di Diego Armando Maradona. Oggi la versione online del quotidiano 'El Dia' ha diffuso l'audio della chiamata di Leopoldo Luque, medico personale di Maradona e coloui che lo aveva operato per rimuovere un ematoma subdurale, per richiedere i soccorsi. "Ciao, c'e' una persona che da quanto mi dicono e' in arresto cardiorespiratorio - si sente nell'audio -. Un dottore lo sta assistendo. È un uomo di 60 anni". Quindi Luque non fa mai il nome dell'illustre paziente. Comunque viene fatto notare che la del medico e' stata fatta alle 12.16 del giorno in cui Diego e' morto. E secondo i pubblici ministeri la prima ambulanza sarebbe arrivata alle 12.28: questo sconfessa la denuncia dell'avvocato del ex 'Pibe de Oro', Matias Morla, che aveva parlato di piu' di mezz'ora di ritardo nell'intervento dei soccorsi. Intanto rimane da risolvere anche il rebus sull'infermiera che assisteva Maradona, Dahiana Gisela Madrid, che ha denunciato di essere stata costretta a firmare una dichiarazione secondo cui aveva controllato le condizioni dell'ex fuoriclasse per tutta la mattinata. In realta' nessuno aveva visto Maradona, chiuso in camera da letto, dalle 7.30 alle 12.10, quando la stessa Dahiana Gisela e' entrata nella stanza e ha scoperto cosa era successo. E si apprende anche che il Boca Juniors, dopo una riunione della dirigenza, ha rinunciato al proposito di scendere in campo, nella sua prossima partita, con una tenuta di gioco completamente nera in segno di lutto per la scomparsa del suo uomo-simbolo.
SIMONE INZAGHI: "LASCIA UN VUOTO ENORME"
"Maradona lo ricordo con grande piacere nell'ottobre del 2016, quando venne per la partita della pace qui a Roma e io ero gia' allenatore della Lazio. Venne a Formello e diede una grande carica a tutti. Sicuramente na lasciato un vuoto enorme". È il pensiero dell'allenatore della Lazio Simone Inzaghi per la scomparsa di Diego Armando Maradona. "Se ne e' andata una leggenda del calcio", ha detto il tecnico biancoceleste alla conferenza di vigilia di campionato contro l'Udinese. Per l'occasione la Lazio omaggera' il Pibe de oro con la scritta "adios" sulla maglia biancoceleste.
IL GIMNASIA CHIEDE IL RINVIO
Molti club avrebbero preferito sospendere le sfide in programma nel fine settimana, ma la federazione (Afa) non ha raccolto l’appello, limitandosi a disporre una serie di atti e gesti commemorativi a margine della giornata di campionato. Il Gimnasia però non ci sta, il dolore e lo shock sono ancora troppo forti e quindi la dirigenza del club sta provando a ottenere dalla federazione il rinvio della partita di questa sera.
LO STAFF TECNICO DEL GIMNASIA LASCIA IL CLUB
La perdita di Diego Armando Maradona ha spinto l'intero staff tecnico del Gimnasia y Esgrima, di cui El Pibe era allenatore, alle dimissioni. Lo si legge sul quotidiano argentino 'Ole''. Sebastian Mendez, il tecnico che lo sostituì dopo un intervento chirurgico per un coagulo di sangue al cervello, fin dal giorno della scomparsa del Diez aveva informato la dirigenza della società che avrebbe presentato le sue dimissioni. Anche qualche tempo fa, nel corso delle elezioni societarie, quando Maradona minacciò di dimettersi, lui avvertì che in quel caso se ne sarebbe andato anche lui.
ANCHE TEVEZ DICE NO
Se i club si sono piegati alla decisione di scendere regolarmente in campo (Gimnasia esluso), sono però molti i giocatori che si rifiuteranno di giocare. Tra questi sicuramente Carlos Tevez, che aveva un rapporto speciale con il Pibe de Oro. L'ex Juve - secondo i media argentini - sarebbe particolarmente sconvolto e il tecnico del Boca, Miguel Angel Russo, avrebbe così deciso di assecondare le richieste dell’Apache escludendolo dalla lista dei convocati per la sfida di domenica contro il Newell’s old Boys alla Bombonera.
L'OMAGGIO DEL BOCA
IBRA: "LUI È PIÙ DEL CALCIO"
"Maradona è più del calcio. Lui è leggenda, religione per tanti. Ho avuto la fortuna di conoscerlo dal vivo, parlare con lui. Era amato dalla gente perché faceva tutto con il cuore". Così Zlatan Ibrahimovic, attaccante svedese del Milan, nel corso della trasmissione "23" su Sky Sport 24, che andrà in onda venerdì 4 dicembre. "Lui è il simbolo del numero 10. La gente oggi vuole vestire la maglia numero 10 per Maradona", ha aggiunto. "Non so se faceva sempre le scelte giuste ma faceva tutto con il cuore e per questo in tutto il mondo lo amavano. Era sempre se stesso. Il calcio moderno oggi è fatto di tanti atleti che cercano di essere perfetti, di non sbagliare mai ma per imparare e per crescere devi sbagliare. Certo, non cerchi di sbagliare apposta me nessuno è perfetto alla nascita. Per me Maradona faceva tutto con il cuore e per quello sarà sempre il numero 1. Io lo giudico per quello che ha fatto in campo, quello che ha fatto fuori è un discorso che riguarda solo lui. Ognuno vive come vuole. Dobbiamo ricordarlo per quello che ha fatto in campo e per quello sarà ricordato per sempre", ha aggiunto.
APERTA UN'INCHIESTA PER NEGLIGENZA NEI SOCCORSI
La giustizia argentina ha aperto un'indagine per stabilire se ci sia stata negligenza nella morte di Diego Maradona. Lo riporta l'Equipe. Si vuole cercare di capire se l'icona del alcio mondiale ha ricevuto la necessaria attenzione. A poche ore dalla sua morte, l'avvocato e amico di Maradona, Matías Morla, aveva denunciato il fatto che "l'ambulanza ha impiegato più di mezz'ora per raggiungere la casa dove si trovava Maradona". E ha fatto intendere che sarebbe andato "fino alla fine".
L’OMAGGIO DEGLI ALL BLACKS: UNA HAKA PER MARADONA
L’omaggio degli All Blacks: una haka per Maradona
ZOFF: "UN GENIO MAGICO E LIBERO"
Dino Zoff, storico portiere della Juve e della Nazionale campione del mondo nel 1982, ricorda, in un'intervista a Repubblica, Diego Armando Maradona. E ricorda quando lo vedeva avvicinarsi alla sua porta: mi aspettavo, spiega, "che fermasse la palla in qualunque maniera, anche a mezza altezza, e poi la tirasse verso di me. Nessuno al mondo è mai riuscito a farlo in quel modo, e in qualsiasi condizione possibile". Secondo Zoff, Diego era "il più grande di tutti i tempi, il più memorabile artista. Io li amo, gli artisti. E li ho sempre invidiati perché sanno creare. Sa, io sono un portiere e il mio lavoro è parare la creatività degli altri, solo questo". Sulla vita di Maradona fuori dal campo, Zoff spiega: "Mai mi sono permesso di giudicarlo perché l'arte è prepotenza, illumina ogni cosa. Un artista non si comporta come i comuni mortali. Diego è stato il più speciale fenomeno che io abbia mai visto su un campo di pallone. Da allenatore lo avrei lasciato libero di fare quello che voleva. Mica puoi rompere le scatole a un genio, o chiedergli di fare il terzino, di coprire. Anche se poi era amatissimo dai compagni perché non li lasciava mai soli a sgobbare per lui. Dava fiducia agli altri, che pensavano: teniamo duro, tanto lui ci fa il numero e vinciamo". Sulla possibilità di giocare insieme nella Juve, Zoff risponde: "Magari! Ma non credo che Diego sarebbe stato diverso, non penso che qualcuno avrebbe potuto addomesticarlo. Ci saremmo goduti, nel caso, il Maradona assoluto che è sempre stato". Anche meglio di Pelé? "Secondo me, sì. Pelé era forse più completo ma meno geniale, meno folle. In Messico nel '70 aveva fatto quasi il centrocampista, era meraviglioso, ma non era Diego. A lui si potrebbe accostare Sivori. Possedeva un tempismo stratosferico, innaturale, ma non il fisico di Diego. Era gracile, mentre Maradona era un torello. Sivori scappava, sentiva le gambe del difensore come un medium, non lo atterravi mai. Non restava che prenderlo a calci nel sedere. Anche se una volta, veramente, io lo sderenai. Mantova-Juventus 1-1, mancano pochi minuti alla fine e io sono il portiere del Mantova. Antefatto: Sivori è in guerra con il suo allenatore Heriberto Herrera. Dunque, c'è una palla alta, io esco deciso e col il ginocchio colpisco Omar al fianco, mi sa che gli salta una costola. Avevo sempre temuto che lui un giorno me l'avrebbe fatta pagare, finché non divento suo compagno di squadra al Napoli, Sivori mi viene vicino e mi dice: 'Dino, non ti perdonerò mai quel fallo. Non perché mi hai fatto male, ma perché mi hai obbligato a uscire dal campo portato a braccia dall'indio'. L'indio sarebbe stato Heriberto, che in effetti aveva soccorso Sivori. Capito che carattere? Anche Diego era così". Zoff ricorda la storica partita di Claudio Gentile in marcatura su Maradona ai Mondiali del 1982: "Claudio non lo fece girare, non lo fece mai tirare. Giocò d'anticipo. Era una brutta bestia, Gentile. Maradona dovette subire, patì brontolando, io lo sentivo, ma con stile. Fu un combattimento e Diego non si negò al suo destino. Era grande e perfetto, ma non segnò. Di quel mondiale si racconta sempre Italia-Brasile, però contro l'Argentina fu la partita perfetta, bellissima e dura. Ricordo colpi terribili e virili, non come adesso che i giocatori cadono pure se gli soffi addosso". Per un portiere, Diego era "quasi sempre un problema insolubile. Me lo raccontava il mio amico Luciano Castellini, che di Diego fu compagno al Napoli. Mi diceva: Maradona in allenamento arriva al limite dell'area palleggiando di testa, poi lancia il pallone più in alto e quando ricade lo colpisce con la spalla e lo tira in porta, e tu lo devi parare perché è un tiro vero, teso e angolato, solo che è di spalla, mica di piede o di testa".