Che Conte si sia fatto sentire dal gruppo dopo la partita di Champions è abbastanza evidente. Lo si capisce dal modo in cui l'Inter aggredisce e riparte, con voglia, impegno e quell'energia che ti fa inseguire un pallone come fosse l'ultimo di una partita decisiva. Spesso nel calcio le motivazioni fanno la differenza e la partita con il Sassuolo è uno degli esempi più evidenti. Ma non ci si può solo limitare all'aspetto psicologico, per quanto importante.
Andare a giocare sul campo del Sassuolo, una delle squadre più in forma del campionato (oltre a essere quella presa a esempio per la qualità del suo gioco) dopo la sconfitta con il Real, non era certo un'impresa semplicissima. Conte sceglie di tornare all'antico: basta trequartista (sia statico che dinamico) e ritorno in grande stile del 3-5-2. Un cambio di sistema di gioco, da solo, non può fare la differenza ma il modo di interpretarlo a volte sì. Sanchez e Lautaro impediscono la prima giocata in verticale del Sassuolo, chiudendo le linee di passaggio, e quando vanno in pressing sono dolori. Barella viene spostato nel ruolo di centrale a metà campo (e dimostra di fare la differenza anche lì), con Vidal e Gagliardini ai lati. Le due mezzeali hanno regalato spazi esterni alla manovra offensiva, inserimenti con i tempi giusti in area e chiusure sui terzini avversari quando era necessario.
Il resto lo hanno fatto Bastoni e Skriniar, capaci, quando era il caso, di rompere la linea per seguire Berardi e Boga, impedendo così al centrocampo di ritrovarsi in balia del Sassuolo. La compattezza è stata una delle armi dell'Inter di Reggio Emilia che, in fase offensiva, è stata capace di ritrovare le antiche giocate anche senza schierare dal promo minuto l'attaccante su cui si basano molti dei suoi schemi offensivi: Lukaku. La vittoria con il Sassuolo, insomma, può essere la base per riportare l'Inter ai livelli che le spettano. Basta conservare anche nel futuro immediato l'atteggiamento messo in mostra al Mapei Stadium.