Jay Jay Okocha ha dilatato spazio e tempo

La magia del 10 africano più forte di sempre

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Nella filosofia antica il concetto di tempo è riassumibile nella definizione di ordine misurabile del movimento. Per Platone il tempo è «immagine mobile dell’eternità». Secondo Aristotele il tempo è un aspetto della realtà naturale strettamente connesso alla realtà fisica dello spazio. «Il tempo è il numero – cioè la misura – del movimento secondo il prima e il poi». Tra il prima e il poi esistono degli intervalli, ovvero gli “istanti”. Precorrendo Agostino, Aristotele sostiene che il tempo non possa prescindere dall’aspetto psicologico: se il tempo è un numero, occorre qualcuno o qualcosa in grado di misurarlo.

Jay Jay Okocha ha sfidato il pensiero aristotelico. È l’inverno del 1993. I baffi lunghi e sottili ingannano i suoi 20 anni. Veste la maglia numero 12 dell’Eintracht Francoforte. A dieci minuti dal termine della partita contro il Karlsruher l’allenatore Toppmuller lo chiama dalla panchina: «Entra e tieni palla». L’Eintracht è avanti per 2-1. A pochi minuti dall’ingresso in campo di Okocha, Heinz Gründel riceve palla in area avversaria e si ritrova davanti ad Oliver Kahn. Gründel si guarda indietro e scarica per un compagno alle spalle.

È Jay Jay. Il giovane nigeriano finta il tiro di sinistro e porta palla col destro. Poi sterza, mette a sedere il portiere e va verso l’interno.

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