Da quel ciuffo sempre ribelle alle esultanze spiritate che li fa sembrare identici anche se in fondo non lo sono affatto. Fratelli diversissimi, Pippo e Simone, protagonisti di una saga, quella degli “Inzaghis”, cominciata quasi trent’anni fa, e che stasera vivrà per l’ennesima volta un capitolo speciale. Benevento-Lazio sarà di nuovo sfida in famiglia: “Giocare contro mio fratello sarà come sempre molto emozionante, è una grandissima soddisfazione per i nostri genitori e i nostri figli” ha detto il tecnico biancoceleste alla vigilia.
Pippo ha vinto tutto con il pallone tra i piedi, Simone poca roba, però ha un record che il fratello maggiore gli invidia: quei 4 gol al Marsiglia in Champions League, un primato che in pochi possono vantare nella storia del calcio europeo. Mai nella stessa squadra - salvo quella volta in ritiro alla Borghesiana, in camera insieme, con la tuta della Nazionale addosso - Pippo e Simone hanno percorso carriere parallele, eppure molto distanti: prima da giocatori (quando il “super” era Pippo e il fratellino, in tutti i sensi, era sempre Simone), poi da allenatori… diversissimi anche in panchina, stavolta però a parti invertite: Simone artista del campionato, con la sua Lazio da anni tra le prime, Pippo girovago della provincia (dopo l’inizio flop al Milan), tuttora in cerca di consacrazione, e di un grande club che gli possa ridare un giorno la fiducia che merita.
La prima cosa che chiedono, ogni week-end, è il risultato del fratello, a parte quando lo decidono loro. Come il 26 dicembre del 2018, in quel Bologna-Lazio finito 0-2 che avvicinò Pippo all’esonero e Simone alle lacrime. “Mi spiace per mio fratello…”, disse il primo (a sorpresa…) nel dopo partita, preoccupato, anzitutto, per il senso di colpa del fratellino: suo tifoso, suo ispiratore, e stasera suo (amatissimo) nemico.