La cabala del numero 7

Da Garrincha a Cristiano, passando per Best e Cantona

oraxora placeholder

La Logica può farsi da parte, se glielo impone la Storia. Non c’è altro modo per spiegare come un portiere col 3 cucito sulla schiena e un minorenne a cui il 10 è toccato in sorte condividano il campo con la più grande ala destra della storia, costretta a confondere gli avversari col dribbling e gli spettatori col numero di maglia, un 11 che tradizione e allenatori vogliono appartenga a chi si esibisce sull’altra fascia – nell’occasione il mancino Zagallo, con beffardo numero 7.

Svezia, giugno 1958. Il portiere è Gilmar, l’ala destra Garrincha e il minorenne Pelé. La numerazione è del tutto casuale: un funzionario della CBF, la Confederação Brasileira de Futebol, per rimediare alla dimenticanza del collega che ha inviato alla FIFA la lista dei convocati senza abbinare i nomi ai numeri, li assegna in maniera del tutto casuale perché digiuno di cose di campo. Il processo mitopoietico del “10” inizia così, per caso. Doppiamente per caso. Perché la titolarità di Pelé si concretizza solo nell’ultima partita del girone: o Rei, tronfio, afferma tuttora che a negargli il campo nei primi due incontri fu un infortunio al ginocchio.

Notizie del Giorno

INTER, IL LIVERPOOL PENSA ALL'ACQUISTO DI UN BIG DELL'ATTACCO

INTER

Escluse lesioni per Calhanoglu ma non verrà rischiato: torna in Champions con il Lipsia

FORMULA 1

Verstappen: "Non il mio circuito preferito, fatichiamo sull'asciutto". Norris rassegnato

LA DENUNCIA DEL CT DEL BENIN: "LA POLIZIA LIBICA CI HA MANGANELLATO"

BASKET

Bartoli: "Questa Reggio merita un 7. Vi svelo il futuro di Faye"

VIRTUS, DAL 4 DICEMBRE SI TORNA ALLA SEGAFREDO ARENA