È da un piccolo quartiere di Roma che Andrea Scozzese, prima campione di pallamano e poi appassionato di pallavolo, comincia a scrivere le pagine di una delle più importanti storie dello sport giovanile italiano: quella del Volleyrò Casal de’ Pazzi. La Grande Bellezza del volley femminile, una realtà che dal 2008 ad oggi non smette di vincere, collezionare trofei e lanciare talenti, sia in campo che in panchina. Ma non si tratta solo di una società di pallavolo, riprendendo le parole di chi al fianco di Andrea ha costruito questo progetto, Armando Monini. “Siamo una grande famiglia, dove si fa sport e si cresce”. Una famiglia che, da un momento all’altro, ha dovuto salutare drammaticamente uno degli affetti più amati.
La notte del 7 dicembre 2015 Andrea Scozzese lascia per sempre non solo i suoi cari, ma anche quella famiglia allargata di persone di cui si era circondato grazie alla passione per lo sport. A portarlo via un incidente stradale, al ritorno da Scorzè, dove si era recato perché non voleva perdersi la partita di una delle sue squadre. Un vuoto che ancora pesa, ma che viene costantemente riempito dal suo amico e fratello, Armando Monini, che racconta i segreti e la filosofia che ispirano questo progetto.
“Tutto parte dalla lungimiranza di Andrea Scozzese – spiega Monini, Stella di Bronzo al Merito Sportivo per l’anno 2017. Io sono arrivato nel 2010, quando mia figlia fu scelta per giocare con l’Under 14 del Volleyrò. Andrea era un mio collega: lì si è rinsaldata la nostra amicizia e siamo diventati soci. Ha rilevato Casal de’ Pazzi nel 2008 e nel 2009 ha chiamato Luca Pieragnoli e Laura Bruschini”. È quella lungimiranza di cui parla Monini che ha portato il compianto Andrea ad essere uno dei personaggi più apprezzati dello sport italiano. Dal 2016 lo si ricorda con il Memorial Andrea Scozzese, torneo di alto livello in cui si affrontano squadre giovanili d’élite. Nel 2020, purtroppo, il Covid non ha permesso di celebrarlo: “Abbiamo ricordato Andrea in un altro modo. Il presidente del CONI Giovanni Malagò, che è molto legato alla nostra realtà, ha scritto una lettera bellissima in suo ricordo. Andrea è sempre qui con noi…”.
Parlare di Volleyrò vuol dire raccontare un progetto a dir poco vincente, come testimoniano i numeri. Dodici scudetti giovanili di cui undici sollevati negli ultimi otto anni. Unica società giovanile italiana a centrare il Triplete, nel 2018, con tre scudetti vinti nelle categorie Under 18, 16 e 14. Poi la ciliegina sulla torta, nel 2019, con la conquista del sesto tricolore consecutivo in Under 18, anche questo un record. Successi che si traducono non solo in titoli, ma anche nella quantità di atlete e allenatori cresciuti in casa e che ora popolano le più alte categorie nazionali, dalla Serie A1 alla B passando per l’Italia Seniores e le selezioni giovanili. Carlotta Cambi, Elena Pietrini, le sorelle Nwakalor, Anna Danesi, Elisa Zanette, Vittoria Piani, Sofia D’Odorico, Alice Pamio e non solo. Sono tanti gli allenatori che hanno contribuito a trasformare questa (inizialmente) piccola realtà nella schiacciasassi del volley giovanile: Luca Pieragnoli, il Prof. Bosetti, Matteo Ingratta, Luca Cristofani, e tanti sono anche i giovani tecnici in rampa di lancio. È una lista senza fine.
Si può parlare, quindi, di metodo Volleyrò? “I primi anni abbiamo studiato tanto – ammette Monini, commercialista con un passato all’AS Roma. Abbiamo capito che bisognava dotarsi di una struttura. Avere una casa di proprietà, l’ex-Palaford ora intitolato a Scozzese, è stato fondamentale: senza un palazzetto nostro, ora non avremmo potuto allenarci. Poi abbiamo inserito un modello sanitario molto importante, portando in società preparatori atletici, fisioterapisti e osteopati. Anche se a livello giovanile, le ragazze vanno seguite, dall’alimentazione alla preparazione. Questa cosa l’abbiamo tramandata di anno e in anno e dall’Under 14 in poi, quando le ragazze arrivano a competere, sono un po’ meglio delle altre dal punto di vista tecnico, ma soprattutto atletico. Lo sport lo devi fare bene, altrimenti non farlo per niente. Era il credo di Andrea, mio e di Laura Bruschini”.
Una striscia di undici scudetti giovanili che solo il Covid non ha permesso di allungare. Ma la risposta delle ragazze, anche a pandemia in corso, è stata importante: “Abbiamo lavorato tantissimo, ci siamo stretti ancora di più creando una bolla con le foresterie e facendo tamponi ogni settimana. Le ragazze sono andate a casa solo qualche giorno a Natale, ma sono volute tornare subito a Capodanno per allenarsi. Sanno che qui stanno costruendo il loro futuro. È complicato far collimare lo studio con gli allenamenti, ma con il Covid hanno più tempo per studiare. La scuola è fondamentale, e anche avere il palazzetto a 200 metri dalle foresterie è importante. Chi vive a Roma ci impiega un’ora per venire qui. Chi vive qui, invece, ci impiega tre minuti. È un’altra cosa, tutto più semplice, anche in funzione dello studio”.
E finalmente, dopo quasi un anno dall’ultima volta, il Volleyrò è potuto tornare in campo con la sua B1. Uno dei gruppi più giovani di sempre, quasi interamente Under 17. Senza dimenticare l’Under 15, che quest’anno si misurerà nel campionato di Serie B2, e poi il gruppo potenzialmente più importante, quello Under 19 che popola i roster dell’Acqua & Sapone Roma Volley Club e del Club Italia Crai, squadre di Serie A2. E proprio domenica 24 gennaio si è tenuto il “derby Volleyrò” tra Club Italia e Roma, dove giocano ben tredici giocatrici passate dal giovanile di Casal de’ Pazzi. Undici di queste appartengono ancora al gruppo Under 19 che in estate inseguirà il settimo titolo italiano consecutivo: “Ci auguriamo che in estate si possano fare le finali nazionali giovanili. Che siano a luglio, agosto, o in una forma rapida. Queste ragazze sono disposte a rinunciare alle vacanze. È importante che si possa competere perché per una giocatrice dai 14 ai 18 anni perdere le finali nazionali è come perdere le Olimpiadi”.
“Noi abbiamo ancora un grande entusiasmo – conclude Monini. Nessuna ragazza ha mollato, anzi, ha fatto un percorso di crescita e di formazione. Sanno che con questa crisi è cambiata la loro vita, però sono consapevoli che anche questo le fa crescere. Sono sicuro che ci ripagheranno perché c’è un grande clima di appartenenza, vicinanza, educazione. Tutto questo lo facciamo per farle crescere, perché l’aspetto sociale dello sport è fondamentale”.
IL DIARIO DEL VOLLEY GIOVANILE
Cap. 7: Il viaggio di Antropova: Russia-Italia solo andata
Cap. 6: 50 anni di Volley Pool Piave
Cap. 5: Orago, l'accademia della pallavolo
Cap. 4: L'anno zero del Certosa Volley
Cap. 3: Visette si regala la Serie B1
Cap. 2: Ribechi, la schiacciatrice dei record
Cap. 1: Ituma, a 15 anni sulle orme di Egonu