NBA

Nba: Mitchell e i Jazz stendono i Celtics, 76ers corsari a Sacramento. Crisi Brooklyn

Prosegue senza sosta la serie positiva di Utah, al quinto successo consecutivo. Philadelphia si rialza vincendo in casa dei Kings, Brooklyn crolla a Detroit

© Getty Images

Gli Utah Jazz non vogliono fermarsi: l’attuale miglior squadra della Nba vince la quinta partita di fila battendo 122-108 Boston (36 punti per Mitchell). Tornano alla vittoria i 76ers, che espugnano Sacramento 119-110 con 25 di Embiid. Crolla Brooklyn, ancora senza Durant: i Nets perdono a Detroit 122-111. Il ritorno di Rose (14 punti) non basta ai Knicks, sconfitti 96-98 a Miami. Serata vincente, invece, per Pelicans, Warriors e Blazers.

UTAH JAZZ-BOSTON CELTICS 122-108
Jaylen Brown torna in quintetto per Boston, dopo un’assenza di due partite a causa di un problema al ginocchio sinistro, ma ai Celtics non basta il rientro di uno dei principali terminali offensivi: di fronte, infatti, ci sono i bollenti Jazz, che conquistano il loro quinto successo consecutivo (il numero 16 nelle ultime 17) dominando in un secondo tempo in cui costruiscono canestro dopo canestro il +14 finale. A fare la voce grossa, in particolare, è Donovan Mitchell, top scorer di serata con 36 punti e ben 6 triple a segno (anche se su 13 tentativi). Ma la vittoria di Utah passa anche dai 24 punti di Joe Ingles (5 triple per lui) e dalla doppia-doppia da 18 punti e 12 rimbalzi del sempre efficiente Rudy Gobert. Boston prova a rimanere in partita grazie ai 33 punti di Brown e ai 23 di Jayson Tautm (che però tira complessivamente 7/20) ma oltre a loro solo Daniel Theis (15 punti) va oltre la doppia cifra: troppo poco per contrastare lo strapotere della squadra con il miglior record della Nba.

SACRAMENTO KINGS-PHILADELPHIA 76ERS 110-119
L’obiettivo della quinta vittoria consecutiva sembrava potersi materializzare dopo tre quarti giocati a pari livello contro i leader della Eastern Conference, ma la difesa dei Kings, che tanto bene aveva fatto nelle ultime uscite, non riesce a contenere Joel Embiid e compagni e sono dunque i Sixers a tornare negli spogliatoi con la vittoria. Il camerunense è il protagonista principale del successo, con 25 punti (frutto anche di un ottimo 13/14 dalla lunetta), 17 rimbalzi e 6 assist, ma non vanno sottovalutate affatto le prestazioni da 22 punti ciascuno di Tobias Harris (che aggiunge anche 10 rimbalzi al suo referto) e Seth Curry (4/6 dalla distanza, a confermare la dote di famiglia). Phila può vantare anche la prova ‘all-around’ di Ben Simmons, che segna 14 punti, distribuisce 9 assist e raccoglie 7 rimbalzi. Dall’altra parte non bastano 34 punti (15 nel primo quarto) e 10 assist di De’Aaron Fox, né i 21 di Buddy Hield, che tenta addirittura 16 conclusioni da tre punti, segnandone 6. I Sixers dimenticano così la sconfitta contro Portland, Sacramento dovrà invece dimostrare nelle prossime partite che quello di stanotte è stato solo un incidente di percorso.

DETROIT PISTONS-BROOKLYN NETS 122-111
Se la sconfitta contro Toronto era figlia del pasticcio legato a Kevin Durant e al protocollo anti-Covid, e quella di Philadelphia era tutto sommato preventivabile visto il periodo di forma dei Sixers, è difficile trovare una spiegazione al ko in casa di una delle peggiori squadre della Lega, i Detroit Pistons. Certo, l’assenza di KD pesa ancora come un macigno, ma se non bastano 27 punti di Kyrie Irving e 24 (con 12 assist) di James Harden, non possono non sorgere domande sulla qualità complessiva di una squadra che, sulla carta, partirebbe per conquistare qualcosa di importante a fine stagione. E invece i Nets non solo regalano il successo ai loro avversari di serata, ma lo fanno regalando anche il career-high a Jerami Grant, che contro Brooklyn aggiorna a 32 punti il suo massimo in Nba, con 11/19 dal campo e 4 bombe dalla distanza a segno. C’è ancora molto da lavorare e la stagione è ancora lunga, ma l’impressione è che ai Nets, al momento, manchi proprio qualcosa a livello di chimica di squadra per diventare grande a tutti gli effetti.

MIAMI HEAT-NEW YORK KNICKS 98-96
Dopo quattro anni e mezzo passati fra Cleveland, Minnesota e Detroit, Derrick Rose torna a giocare per i New York Knicks e la prova del veterano di mille battaglie (acquisito dai Pistons in cambio di Dennis Smith jr e una scelta di secondo giro al prossimo Draft) è anche interessante (14 punti in poco più di 20 minuti), ma non è sufficiente per battere Miami, che a sua volta prosegue la serie positiva trovando il terzo successo di fila. Il protagonista della vittoria, da entrambi i lati del campo, è Jimmy Butler: in attacco i suoi 26 punti (cui si aggiungono 10 assist) sono determinanti per costruire un minimo allungo, in difesa due giocate difensive negli ultimi secondi impediscono a Julius Randle e soprattutto ad R.J. Barrett (che ci prova allo scadere con un layup contrastato proprio dall’ex Minnesota) di portare il match almeno al supplementare. Notevole, per Miami, anche la prova da 20 punti di Kelly Olynyk, mentre per New York solo Elfrid Payton fa meglio di Rose alla voce punti, segnandone 18: troppo poco per evitare la seconda sconfitta consecutiva.

NEW ORLEANS PELICANS-HOUSTON ROCKETS 130-101
Attenzione ai Pelicans: partiti un po’ in sordina, gli uomini allenati da Stan Van Gundy stanno lentamente trovando la quadratura del cerchio, e contro Houston conquistano, grazie soprattutto al parziale di 38-20 nell’ultimo periodo, la quarta vittoria consecutiva in stagione. Merito di una prova di squadra estremamente efficace, con ben sette uomini in doppia cifra guidati dai 22 punti di Brandon Ingram, con Zion Williamson e Josh Hart che ne aggiungono 20 a testa. Per il secondo, partito tra l’altro dalla panchina (anche se gioca quasi 41 minuti), ci sono anche 17 rimbalzi. Peccato solo che nella festa Pelicans non ci sia spazio per Nicolò Melli, tenuto in panchina dal proprio allenatore. Per Houston, dall’altra parte, è la terza sconfitta consecutiva, la quarta nelle ultime cinque: l’assenza di Christian Wood (infortunato alla caviglia, non sono noti i tempi di recupero) si fa sentire e non bastano 25 punti di John Wall e 23 di Eric Gordon per impensierire l’avversario di serata.

SAN ANTONIO SPURS-GOLDEN STATE WARRIORS 91-114
Anche se i roster non sono più quelli da titolo di qualche anno fa, né in casa Spurs né in casa Warriors, la sfida dell’AT&T Center conserva sempre un fascino speciale, anche se resta equilibrata soltanto per due quarti: i californiani, infatti, volano con un parziale di 64-41 dopo l’intervallo e vendicano così il ko di ventiquattr’ore fa sullo stesso parquet. Non poteva che essere Steph Curry, con i suoi 32 punti, a regalare il successo ai suoi, anche se sono in totale sette gli uomini allenati da Steve Kerr in doppia cifra, con Andrew Wiggins che segna 14 punti ed Eric Paschall che ne firma 15 dalla panchina in 16 minuti di impiego. Poco da dire sugli Spurs: DeMar DeRozan non gira (solo 12 i suoi punti) e l’attacco subisce il colpo, non possono bastare i 17 di Rudy Gay dalla panchina.

PORTLAND TRAIL BLAZERS-ORLANDO MAGIC 106-97
I Blazers giocano come al gatto col topo ma alla fine portano a casa una vittoria più agevole di quanto non dica il +9 alla sirena finale. A illuminare il ritorno alla vittoria di Portland dopo il ko di New York è il solito Damian Lillard, che mette a tabellino 36 punti con 5/10 da tre e un percorso netto (13/13) dalla linea di tiro libero. Oltre a Dame, brilla anche Carmelo Anthony, che grazie ai 23 punti realizzati (entrando dalla panchina) sale al 12° posto fra i marcatori di tutti i tempi, portandosi a 26.715 e scavalcando di cinque lunghezze il mitico Oscar Robertson. La serata della squadra di casa è dunque perfetta, e dall’altra parte non possono essere sufficienti 27 punti e 15 rimbalzi di Nikola Vucevic, soprattutto se alle sue spalle l’aiuto si limita ai 22 di Terrence Ross e poco altro: con 3 sole vittorie nelle ultime 17 partite i playoff, per i Magic, iniziano davvero a diventare un miraggio.

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