Jordan Lečkov ha ridisegnato l’immaginario della Bulgaria

Talento smisurato con un carattere irrequieto

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1989, Todor Hristov Živkov viene espulso dal partito comunista bulgaro e condannato a sette anni di carcere prima di essere costretto agli arresti domiciliari per motivi di salute; quello stesso anno, in un modesto appartamento di Nesebăr, sul Mar Nero, un certo Docho Dochev, immalinconito dalla caduta di bay Tosho (zio Tosho), come veniva chiamato Živkov dai bulgari, comincia a mettere da parte i pochi lev che guadagna, ha in mente di realizzare un omaggio; aspetta, gli anni passano ma il comunismo non torna, aspetta ancora un altro poco, intanto il Novecento, tra finte apocalissi maya e l’arrivo di google, è sparito come tutti i secoli precedenti; infine arriva il 2011, anniversario del centenario della nascita di Živkov; il mite Docho Dochev, rassegnato alla morte del comunismo, dedica al dittatore morto nel 1998 un’immagine celebrativa in suo onore.

Il 2011 è anche l’ultimo anno da sindaco di Jordan Lečkov, al suo secondo mandato, l’anno precedente era stato rimosso dal tribunale distrettuale di Sliven per cattiva condotta ma la corte d’appello di Burgas lo aveva riportato al suo incarico; la città, per liberarsi di lui, aveva votato il candidato del partito opposto! Il sindaco Lečkov era accusato di aver fatto aggiustare le strade che conducono ai suoi hotel con tanto di giardini, marciapiedi estetici e illuminazione stradale; di aver commesso atti irriguardosi verso giornalisti e polizia; di aver fatto pressioni sugli agenti del fisco per evitare accertamenti su alcune imprese, soprattutto aver firmato un contratto sulla gestione delle acque che aveva provocato  perdita enorme di danaro. Dopo un paio di pene sospese alla fine il controverso sindaco è andato in prigione per due anni.