L'INTERVISTA

Milan, Ibrahimovic: "Ho Zlatanizzato Pioli, siamo dove siamo grazie a lui"

Lo svedese alla Uefa: "E' venuto qui e ha dimostrato con il lavoro di essere un grande allenatore"

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In una lunga intervista alla Uefa, Zlatan Ibrahimovic parla della sua avventura al Milan e del rapporto con Stefano Pioli, ma non solo. "Forse l'ho Zlatanizzato. Forse è diventato come me - ha scherzato Ibra - E' arrivato in un Milan dove l'ambiente era difficile. Se siamo dove siamo adesso è grazie a lui e il lavoro che ha svolto, è un grande allenatore".

Per il suo tecnico, lo svedese ha solo parole al miele. "Pioli lo conoscevo già perché ci ho giocato contro in Italia. Le squadre che ha avuto sono andate molto su e giù, da squadre top a squadre piccole. E' arrivato in un Milan dove l'ambiente era difficile. Quando ha preso la squadra non era dove siamo ora. Se siamo dove siamo adesso è grazie a lui e il lavoro che ha svolto. Grazie al modo in cui lavora, alla sua mentalità. Mette tanta pressione alla squadra, pretende molto, anche se è una squadra di giovani. Forse ha più pazienza di me, ma ovviamente è piu maturo e ha piu esperienza di me. E' abituato a lavorare sotto pressione ed è stato in situazioni dove gli ultimi due tre mesi ha dovuto lottare per restare in Serie A. E questo ovviamente è diverso da quando devi lottare per vincere, ma allo stesso tempo c'è tanta pressione perché hai una squadra che non è al livello delle prime cinque dove lotti per il titolo. Invece lotti per non retrocedere e giocare in Serie A. E' diverso come pressione ma è molto stressante e hai giocatori con meno qualità delle grandi squadre. In quelle situazioni devi dare qualcosa d'altro di quello che dai nelle grandi squadre. Questo non è facile, pero ha l'esperienza e tutto quello che ha portato da quando è arrivato si è visto poi coi risultati che abbiamo raggiunto. Mister Pioli è venuto qui e ha dimostrato con il lavoro di essere un grande allenatore. Adesso non c'è piu discussione se sia il più adatto a questo lavoro".

Sul suo rapporto con i compagni. "Quando giochi a questi livelli, a livelli così alti, c'è sempre la stessa pressione a prescindere di chi sei. Se sei qui, sei qui perché lo meriti, sei qui perché sei bravo abbastanza. Non sei qui perché qualcuno ti deve aspettare, sei qui per fare giocartela. Non mi frega se sei giovane o no, non posso pensare al fatto che sei giovane e arriverà il tuo tempo. Quando giochi nel Milan non c'è tempo, devi fare bene adesso. Se io non gioco bene, al prossimo mercato il Milan comprerà un altro attaccante che giocherà meglio di me, per questo io devo giocare bene e questo vale per tutti. Tutti dobbiamo essere all'altezza a prescindere se siamo giovani o maturi. Fuori dal campo ovviamente è diverso, se sei Rafael Leao ti parlo e tratto in una maniera. Se sei Simon Kjaer, sei più maturo, hai figli, ovviamente è diverso. Ma sul campo sono tutti uguali."

Non manca una tiratina d'orecchie ai giovani calciatori di questa generazione. "Quando ero giovane i giocatori vicini a me erano fantastici. Quando sono venuto in Italia per la prima volta avevo giocatori accanto che mi vedevano come il ragazzino giovane che portava tanta energia e adrenalina. Tutti erano grandi giocatori, avevano vinto titoli importanti, erano stelle e stavano giocando ad alti livelli. All'epoca se eri considerato un grande giocatore, eri veramente un grande giocatore e per diventarlo dovevi giocare bene e metterti in mostra per molto tempo. Oggi la nuova generazione gioca cinque minuti e li vedono come grandi giocatori. Sono contento di venire dalla vecchia scuola. I social hanno cambiato tutto, oggi grazie ai social i giocatori sono visti come campioni pur avendo fatto poco magari. Prima non era cosi. Prima dovevi realizzare grandi cosi, per tanto tempo, per essere visto come un grande giocatore. Oggi è diverso. Mi piace piu la vecchia scuola. Per essere riconosciuto come grande, dovevi mostrarlo".

Una stoccata anche a LeBron James. "Quello che fa lui è fenomenale, però non mi piace quando le persone con qualche tipo di 'status' parlano di politica. Fai quello in cui sei bravo. Fai quello che fai. Io gioco a calcio perché sono il migliore nel giocare a calcio. Non faccio politica. Se fossi stato un politico, avrei fatto politica. Questo è il primo errore che le persone famose fanno quando si sentono arrivate. Per me meglio tenersi lontano da questi argomenti, e fare quello in cui si è bravi, altrimenti rischi di non farci una bella figura".

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