Ibrahimovic attacca, LeBron risponde. L'attaccante del Milan, parlando del cestista dei Lakers, aveva detto: "Non mi piace quando le persone con qualche tipo di 'status' parlano di politica, fai solo quello in cui sei bravo". James, dopo la vittoria su Portland, controbatte: "Divertenti le sue parole, visto che aveva fatto lo stesso qualche anno fa: non era lui ad aver detto di subire razzismo in campo perché aveva un cognome diverso dagli altri? Non c'è modo che io stia zitto e mi limiti allo sport, la mia voce è potente e voglio lottare contro le ingiustizie".
Il riferimento di LeBron è alle parole di Ibra nel 2018 contro la stampa svedese: "Se possono scegliere tra difendermi e attaccarmi, mi attaccano. Lo fanno perché mi chiamo Ibrahimovic e non Svensson o Andersson. Se mi chiamassi così, credetemi, mi difenderebbero anche se rapinassi una banca. Questo è razzismo non diretto ma sistematico".
King James continua: "Sono la persona sbagliata da criticare perché parla di politica, ho una mente educata, mi preparo prima di dire certe cose. Ho i 300 ragazzi della mia scuola di Akron a cui pensare, che vedono ingiustizie ogni giorno".